giovedì 15 maggio 2014

Il rischio di un nuovo pasticcio sulla Tasi è dietro l’angolo. Ad un mese dalla scadenza del 16 giugno la maggioranza dei Comuni non ha ancora deliberato l’aliquota per il pagamento della prima rata e nemmeno la ripartizione dell’imposta delle prime case tra proprietari e inquilini. Un disastro annunciato che sta  finalmente iniziando a spaventare anche il governo.

Il sottosegretario all’Economia, Enrico Zanetti, ha aperto ieri ad un possibile slittamento al 16 settembre, subordinato però ad un accordo con i comuni che rimarrebbero a corto di liquidità. Per questo si sta studiando anche la possibilità  di un mini rinvio di un mese, che dia tempo ai Comuni di deliberare prima della fine di giugno e ai contribuenti di pagare a luglio. L’intreccio di scadenze è noto da tempo. I comuni dovrebbero fissare entro il 23 maggio le aliquote della «nuova» Tasi e pubblicarle entro il 31 del mese. Se questo non avviene è previsto, in automatico, che il pagamento dell’imposta sulle prime case possa essere spostato a dicembre. Il nodo rimane per le seconde case, che dovrebbero pagare comunque un acconto sul 50% dell’aliquota base e per le quali i comuni dovrebbero anche fissare la quota di pagamento che spetta agli inquilini (dal 10 al 30% dell’intera imposta). Il problema è che la scadenza per fissare l’entità del prelievo arriva proprio a ridosso delle elezioni europee e, chiaramente, nessun partito vuole manovrare le aliquote della nuova tassa sul territorio. Così è più che probabile che la scadenza per definire gli importi da pagare non sarà rispettata, creando le solite enormi difficoltà sia ai contribuenti, sia ai Caf e ai professionisti che li aiutano.

Non tutti, però, nel governo sembrano favorevoli ad un intervento. Se per Zanetti il problema va affrontato, per il sottosegretario alla presidenza Graziano Delrio la decisione spetta al Parlamento, ma il governo pensa «che gli italiani hanno bisogno di tutto tranne che di cambiare le regole».  Opinione non condivisa dal presidente della commissione Bilancio, Francesco Boccia (Pd): «Non si possono far pagare le tasse a forfait. I burocrati si adeguino anche se stanno al governo».

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