domenica 25 maggio 2014

Dopo le elezioni la stangata fiscale

Chiusa la campagna elettorale, per i contribuenti inizieranno i guai. Aliquote Tasi, riforma del catasto e superesattore fiscale sono solo alcune delle grane che, tenute prudentemente sottotraccia in vista del voto europeo, riesploderanno con violenza sulla testa dei cittadini.
La prima sorpresa arriverà a stretto giro da Palazzo Chigi, che la prossima settimana dovrebbe sciogliere le riserve sul successore di Attilio Befera e sul ridisegno dell’intera macchina fiscale di Via XX Settembre. La decisione era attesa, come annunciato dallo stesso Matteo Renzi, per giovedì scorso. Ma alla fine, motivazione ufficiale l’assenza del ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan, il Consiglio dei ministri ha deciso di far slittare tutto a dopo il voto.

Per la guida dell’Agenzia delle Entrate sembra sfumata l’opzione Francesco Greco. Renzi ha fatto sapere di non volere un magistrato a capo del fisco, anche per una questione di immagine. Certo è che se, come si dice, sulla poltrona salirà lo storico vice di Befera, Marco Di Capua, la musica per i contribuenti non cambierà granché.
E le cose potrebbero peggiorare di molto se il governo procederà sulla strada dell’accorpamento tra Agenzia delle Entrate ed Equitalia. Una misura che nasce sotto gli auspici di una maggiore efficienza e un minore costo della burocrazia, ma che il sottosegretario all’Economia, Enrico Zanetti, ha definito senza mezzi termini una «totale imbecillità», spiegando che si creerebbero «i presupposti per asservire i controlli fiscali ancor più di prima agli obiettivi di incasso». In altre parole, la  fusione darebbe vita ad una  tempesta perfetta del fisco contro il contribuente, che si troverebbe messo all’angolo da un super sceriffo  controllore ed esattore.

Sempre nei prossimi giorni dovrebbe ripartire il lavoro governativo e parlamentare per rendere operative e concrete le linee guida delle riforme contenute nella delega fiscale approvata negli scorsi mesi. Sono settimane, se non mesi, che Renzi promette la dichiarazione dei redditi precompilata per facilitare la vita ai contribuenti. In realtà, il capitolo più grosso e delicato della legge delega riguarda la riforma del catasto, che sulla carta dovrebbe avvenire ad invarianza di gettito, ovvero senza che i cittadini, considerati nel loro insieme, sborsino un euro in più di tasse. In pratica, però, la materia è così complicata  da rendere praticamente impossibile mantenere la promessa. Anche perché, considerando la velocità con cui cambia la tassazione sulla casa, nessuno sarebbe in grado di verificarne il rispetto. La maggior parte degli esperti ritiene che l’operazione si tradurrà alla fine in un adeguamento delle rendite catastali ai valori di mercato, con un aumento stratosferico della base imponibile per le varie Imu e Tasi che, in alcuni casi, potrebbe anche raggiungere il 1000%, con una media nelle grandi città che oscilla tra il 600 e l’800%.

La riforma, fortunatamente, non sarà subito operativa. Secondo gli esperti per ridisegnare il sistema delle rendite catastali occorreranno dai 2 ai 3 anni. Le regole, però, verranno scritte nei prossimi giorni, subito dopo il voto. Anche in questo caso, infatti, per evitare contraccolpi, lo scorso 7 maggio il comitato parlamentare che dovrà collaborare col governo aveva deciso di osservare una prudente pausa «tecnica».
E da lunedì inizieranno ad arrivare anche le delibere dei comuni sulle  aliquote Tasi. Finalmente liberi dalla propaganda elettorale i sindaci potranno alzare il velo su quello che, stando alle 2mila (su oltre 8mila) decisioni già prese, si preannuncia come un salasso ben più pesante della vecchia Imu.
twitter@sandroiacometti

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