Come dice Tom Cruise a Charlie in Rain Man «i casinò hanno una regola: non amano perdere». A farne le spese, questa volta, è stato Ben Affleck, cacciato in malo modo dall’Hard Rock di Los Angeles. La stragrande maggioranza dei mezzi di informazione riporta la notizia spiegando che il noto attore di Hollywood è stato «beccato a barare» al tavolo del blackjack. Cosa avrà mai fatto il buon Affleck per farsi sbattere fuori ? Il pensiero corre subito ai classici trucchi da prestigiatore: assi nella manica, carte segnate, manipolazione delle fiches.
Nulla di tutto questo. L’attore non ha fatto altro che prendere nota mentalmente dei punti già usciti. In altre parole, ha contato le carte. Il metodo, essendo il numero di mazzi (solitamente tre) fissato in anticipo, consente a chi ha buona memoria di arrivare ad una fase del gioco in cui il ruolo del caso viene imbrigliato dalle regole, assai più certe e prevedibili, di un calcolo matematico effettuato su un numero ristretto di probabilità. Per mettere in pratica la tecnica non serve una mente speciale come quella di Charlie/Dustin Hoffman o l’utilizzo di complici, come nel film «21». Un conteggio di massima può essere effettuato semplicemente assegnando un valore a un certo tipo di carte (-1 per assi e numeri alti, +1 dal 2 al 6). Quando si supera una soglia significa che nel mazzo non ci sono più molte carte basse.
Una truffa? Tutt’altro. In numerosi giochi, dal bridge fino allo scopone scientifico, la pratica viene considerata requisito imprescindibile per una partita di buon livello. Appena varcata la soglia di un casinò, invece, contare le carte diventa un ignobile trucco ai danni degli onesti gestori. Nella case da gioco si chiude volentieri un occhio sugli «high roller» (chi punta molto forte) a cui spesso si affida la criminalità organizzata per riciclare il denaro, ma appena hanno il sospetto che stai usando la testa per limitare l’azzardo ti cacciano a pedate (nella migliore delle ipotesi) dalla loro proprietà privata. Il metodo non viola le leggi dei tribunali, ma solo quelle dei casinò, dove il banco deve vincere sempre. Per incastrare una leggenda del blackjack come Stu Ungar, in grado di contare fino a sei mazzi, nel 1982 una casa da gioco di Atlantic City lo accusò di mettere di nascosto fiches extra sulle giocate vincenti. Ungar vinse la causa, ma fu ugualmente bandito da tutti i casinò degli States. Come se si vietasse di giocare la schedina a chi è troppo esperto di calcio.
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