sabato 30 dicembre 2017

Con la scusa della fusione con Anas il governo conferma i suoi nelle Fs

La campagna elettorale è ufficialmente iniziata. E Giorgia Meloni non ci ha pensato due volte a definire la grande fusione tra Fs ed Anas, con annessa nomina del nuovo cda e conferma di Renato Mazzoncini e Gioia Ghezzi al comando, come «gli ultimi colpi di coda assestati dai ladri di poltrone Renzi-Gentiloni prima di essere cacciati dagli italiani». Un giudizio netto. E sicuramente condizionato dall’imminenza del voto. D’altra parte, non è facilissimo scorgere quale necessità abbia spinto il governo a varare una delle operazione più importanti della legislatura, annunciata da quasi un anno e in cantiere da mesi, il giorno dopo lo scioglimento delle Camere e la conseguente fase di ordinaria amministrazione per l’esecutivo.

Che il premier Paolo Gentiloni e il suo staff non passeranno i prossimi mesi a firmare atti di routine lo si è già capito da un po’. E i dossier sul tavolo che il governo potrebbe essere costretti a gestire sono pesanti, a partire da quelli dell’Ilva e di Alitalia. Ma in questo caso sarebbe bastato anticipare di una settimana l’operazione per neutralizzare polemiche e sospetti. Come quelli lanciati dal presidente di Frateli d’Italia, secondo cui il Tesoro ha rinominato i componenti del cda, che sarebbe scaduto ad aprile, con un possibile nuovo governo insediato, «per mantenere in sella gli amici del Giglio magico renziano e continuare a fare gli interessi dei soliti noti».
Accanto alla politica, ci sono comunque i numeri di una fusione che cambia il volto del settore delle infrastrutture. Dall’incorporazione di Anas nasce un gruppo che avrà un peso importante nel panorama europeo della mobilità con 81mila dipendenti, una rete tra strade e rotaie di circa 44mila chilometri ed una forte capacità di investimento, 8 miliardi nel 2018, 108 da qui a 10 anni.

«Un traguardo fondamentale» per «connettere sempre più l’Italia dando un forte impulso allo sviluppo infrastrutturale del Paese, in base a una pianificazione pluriennale di risorse e opere prioritarie», ha spiegato il ministro dei Trasporti, Graziano Delrio. Con beneficio del territorio ma, anche, con notevoli risparmi: 400 milioni in 10 anni, secondo i conti di Fs, soltanto quelli dalla gestione integrata delle infrastrutture. E la nuova «impresa europea della mobilità», come l’ha definita l’ad di Fs Mazzoncini, punta anche ad una forte espansione all’estero con il piano industriale 2017-2026 che prevede una crescita dei ricavi complessivi da attività internazionali da un miliardo di euro a 4,2 miliardi nel 2026. Ed Anas, dal canto suo, ha detto  l’ad Vittorio Armani «potrà puntare con decisione ai traguardi dell’autonomia finanziaria e dell’uscita dal perimetro della Pubblica amministrazione ai quali abbiamo già iniziato a lavorare con il nuovo Contratto di programma».
Il via libera definitivo è arrivato ieri dall’assemblea di Fs, che ha dato l’ok all’aumento di capitale di 2,86 miliardi mediante conferimento dell’intera partecipazione Anas detenuta dal ministero dell’Economia. Nel nuovo cda, oltre alla conferma di Ghezzi, Mazzoncini,  Simonetta Giordani, Federico Lovadina, Wanda Ternau, entrano inoltre Francesca Moraci (in arrivo da Anas) e Giovanni Azzone, già Rettore e Presidente del Politecnico di Milano.

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