lunedì 18 dicembre 2017

Altra bastonata sulle tasse. Paghi tardi? Costi triplicati

Solo qualche giorno fa il presidente della Bce, Mario Draghi, ha ribadito che, malgrado i segnali di ripresa, la dinamica dei prezzi non consente ancora di mettere in cantiere un rialzo dei tassi, che restano dunque ancorati allo 0%. Qualche zero virgola di inflazione in più è invece bastato a Pier Carlo Padoan per triplicare i tassi ufficiali dell’Italia, quelli che si pagano su tutte le pendenze arretrate col fisco e con gli enti previdenziali.

La possibilità di aumentare l’interesse legale è consentita dall’articolo 1284 del codice civile, che prevede una sorta di calcolo automatico. Il ministro dell’Economia, si legge nel testo, «non oltre il 15 dicembre dell’anno precedente a quello cui il saggio si riferisce, può modificarne annualmente la misura, sulla base del rendimento medio annuo lordo dei titoli di Stato di durata non superiore a 12 mesi e tenuto conto del tasso di inflazione registrato nell’anno.
In quel «può» c’è la differenza tra obbligo e facoltà. Malgrado l’apparente ineluttabilità della variazione e i parametri fissi previsti per il calcolo, non c’è alcuna legge che impone di cambiare ogni anno il tasso di interesse. Lo stesso articolo del codice civile, del resto, prevede che «qualora entro il 15 dicembre non sia fissata una nuova misura del saggio, questo rimane invariato per l’anno successivo». Cosa che e in passato è già successa diverse volte (dal 2006 al 2007, dal 2008 al 2009, dal 2012 al 2013).

Dal 2014, però, ogni anno si cambia. E la variazione è stata finora a favore dei contribuenti. Dal 2,5% si è infatti passati all’1, poi allo 0,5, allo 0,2 e infine allo 0,1%. Una discesa dovuta all’andamento generale dell’economia, alla contrazione dei prezzi e alla diminuzione dei rendimenti dei titoli di Stato. Dal prossimo anno l’asticella torna su. Il tasso balzerà dallo 0,1 allo 0,3%. Il che significa che dal primo gennaio essere in ritardo col fisco e con gli enti previdenziali costerà un po’ più caro. L’interesse legale peserà, infatti, su tutti gli arretrati, aggiungendosi a quelli di mora e alle sanzioni. L’applicazione più frequente è quella sul ravvedimento operoso, ovvero il versamento di somme dovute al fisco oltre la scadenza prevista per il pagamento, al fine di regolarizzare la propria posizione. Il rincaro si applicherà, a partire dal giorno successivo a quello entro il quale bisognava saldare, su tutti quei tributi che non prevedono forme specifiche di interessi in caso di ritardato pagamento. Il nuovo saggio si applicherà anche a tutti i contratti in cui non è stato stabilito un tasso diverso tra le parti. Si tratta dei cosiddetti interessi convenzionali.
Una piccola consolazione per chi è in affitto: gli interessi legali si usano anche per la rivalutazione delle somme lasciate in cauzione.

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