sabato 16 dicembre 2017

In campo pure Mattarella: rafforzato il sistema bancario

Persino Sergio Mattarella ha sentito il bisogno di scendere in campo, spiegando che «il lavoro del governo nell’ambito del settore bancario, contribuendo al rafforzamento di un settore strategico per lo sviluppo, è stato di sostegno all’apparato produttivo». Nessun riferimento diretto al caso Boschi-Etruria, ovviamente. Ma il messaggio del Capo dello Stato, all’indomani del nuovo polverone scatenato dalle rivelazioni di Giuseppe Vegas, è chiaro: il Quirinale vuole che la fine della legislatura sia tenuta al riparo da scossoni e turbolenze.


Il clima, a dire il vero, non è  dei migliori. Lega, M5S, FdI ed Mpd hanno martellato per tutta la giornata, chiedendo, in ordine sparso, la tutela degli investitori traditi, le dimissioni della sottosegretaria alla presidenza Maria Eelena Boschi, la non ricandidatura alle prossime elezioni. Un fuoco di fila davanti al quale il governo ha alzato un vero e proprio muro umano. Il primo a schierarsi è il ministro dello Sviluppo, Carlo Calenda, che ha rilanciato la palla nel campo della Consob: «La Boschi non si deve dimettere. Quello che è successo ieri è che Vegas ha gettato la palla in calcio d’angolo per distrarre dalle sue responsabilità». A stretto giro arriva il sostegno, più pesante, di Paolo Gentiloni. «Penso», ha detto il premier, «che abbia chiarito tutte le circostanze. Sarà candidata del Pd e mi auguro che abbia grande successo». Nel corso delle ore si sono poi aggiunti, nell’ordine, il ministro dell’Economia, Padoan,  quello delle Infrastrutture, Delrio, quello dell’Agricoltura, Martina e il presidente del Pd, Matteo Orfini. La musica è sempre la stessa: Boschi ha chiarito, niente dimissioni, si va avanti.

Nel frattempo, come aveva anticipato la stessa ex ministra, in commissione banche è riandato in scena il racconto del summit tra banchieri nella casa toscana della famiglia Boschi. «A inizio del 2014, intorno a Pasqua», ha detto l’ex ad di Veneto Banca, Vincenzo Consoli, ci fu un incontro con «il presidente dell’Etruria che ci portò a casa del vicepresidente Boschi. Poi venne il ministro Boschi, per un quarto d’ora, durante il quale non proferì parola, dopo di che si alzò e andò via». La vicenda è nota, anche se Consoli aggiunge qualche dettaglio. L’incontro avvenne, ha spiegato, «perché sapemmo che Etruria aveva ricevuto da Bankitalia una lettera simile alla nostra», nella quale c’era scritto che dovevamo andare verso l’aggregazione con un partner di «elevato standing», il riferimento era alla Popolare Vicenza. Così, «il presidente Trinca chiamò il presidente di Etruria e mi disse di andare ad Arezzo per cercare di capire cosa stessero facendo loro». Molto più pesante è l’affondo contro Bankitalia. Consoli l’accusa di aver trattato l’istituto peggio degli altri per poi spingerla nelle braccia di Pop Vicenza, che pure era in una condizione peggiore. Una versione in contrapposizione frontale con quella del capo della vigilanza, Carmelo Barbagallo. Ancora più duro Pietro d’Agui, ex dirigente di Bim (controllata di Veneto Banca), che ha definito «killer» l’ispezione di Bankitalia nel 2012: «Eravamo di fronte a una banca sana, un’eccellenza nel private banking ed è come se fosse stata messa in liquidazione». Di qui la denuncia «contro il responsabile della Vigilanza, Barbagallo, e l’ispettore, Emanuele Gatti».

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