giovedì 28 dicembre 2017

Rendimenti dei Bot ancora in calo. Acquistare debito fa solo perdere

C’era un tempo, tra gli anni ’70 e gli ’80, in cui investire nei Buoni ordinari del Tesoro era sicuro e redditizio. Era l’epoca dei cosiddetti Bot People, fiumi di risparmiatori che non solo mettevano i propri soldi al riparo dall’inflazione, ma riuscivano anche a spuntare guadagni di tutto rispetto, con picchi del 15% annuo.

La sicurezza in qualche modo è rimasta. Malgrado le continue bacchettate dell’Europa sul cattivo andamento della nostra finanza, un debito pubblico monstre arrivato a quota 2.300 miliardi e l’inquietante precedente del fallimento di uno Stato sovrano come la Grecia, è difficile pensare che il Tesoro possa non restituire i prestiti. Soprattutto quelli a breve scadenza come i Buoni ordinari. Il guadagno, però, è del tutto sparito. Anzi, si è addirittura trasformato in una perdita. Il primo rendimento negativo è comparso circa un anno fa, nel settembre 2016, con il Bot in scadenza il 28 febbraio 2017 collocato in asta ad un tasso annuo di -0,236%. Da allora, la percentuale di guadagno o, come in questo caso, di perdita, non ha fatto che diminuire.

Record dopo record si è arrivati ieri all’ennesimo rendimento negativo mai visto prima. Rispetto all’asta precedente, quando la percentuale si era fermata a -0,436%, i Bot sono stati aggiudicati con un tasso lordo di -0,457%. Per essere più chiari, ogni titolo è stato venduto con un prezzo di 100,226. Alla scadenza, il 29 giugno 2018, il Tesoro restituirà solo 100. Ma non è tutto, perché oltre al danno c’è anche la beffa. Malgrado il rendimento negativo, infatti, le tasse si pagano lo stesso. Finendo sotto zero non potrà, ovviamente, scattare la tagliola del 12,5% sulla plusvalenza, ma la patrimonialina sul conto titoli, invece, scatta eccome. Come per ogni altra somma detenuta su un rapporto bancario si dovrà pagare lo 0,2% annuo a titolo di imposta di bollo. Un simpatico balzello introdotto nel 2011 dal famigerato Salva Italia di Mario Monti che i governi successivi non solo hanno mantenuto, ma addirittura inasprito.

La disfatta del risparmiatore sarebbe totale se a quel rendimento negativo si dovessero anche aggiungere le commissioni dovute per la compravendita. Gli esperti di Assiom Forex hanno calcolato che in quel caso il tasso finale sarebbe di -0,664%. La circostanza kafkiana è stata, però, scongiurata dal decreto ministeriale dell’Economia pubblicato in Gazzetta Ufficiale il 15 gennaio 2015, che ha ridotto le commissioni massime da applicare alla clientela per la sottoscrizione in asta dei Bot, azzerandole nel caso di rendimenti negativi.
La sostanza, comunque, cambia poco. Anche tenendo conto del timido riaffacciarsi dell’inflazione, che a novembre si è attestata allo 0,9%, ma che da tre mesi è tornata in flessione, acquistando Bot si perdono soldi.

Eppure, i titoli di Stato vanno ancora a ruba. Il rapporto di copertura (la domanda rispetto all’offerta) è leggermente sceso, all’1,43 rispetto all’1,86 dell’asta di fine novembre. Ma per i 6,5 miliardi di Bot semestrali è comunque arrivata una richiesta di 9,31 miliardi. Numeri che possono essere spiegati solo in parte dalla disinformazione finanziaria dei risparmiatori italiani e dalle abitudini consolidate e dure a morire. Le dinamiche del debito, sia quello a lungo sia quello a corto, risentono di molteplici fattori che vanno dal rischio politico alle prospettive del programma di acquisti di titoli di Stato da parte della Bce, che inizierà gradualmente a ridursi nell’arco del prossimo anno. Senza dimenticare la tensione sulle sofferenze, che rende ancora conveniente per le banche fare prestiti allo Stato, seppure perdendoci qualcosa, piuttosto che rischiare di trovarsi altri crediti incagliati nel bilancio. Chi di sicuro potrà festeggiare è il prossimo governo, che dovrà rinnovare nel corso della legislatura circa 900 miliardi di debito. Tra gennaio 2018 e la fine del 2022, secondo i calcoli di Unimpresa, arrivano a  scadenza 47 miliardi di Bot, 734 miliardi di Btp, 85 di Cct e 32 di Ctz. Finché raccogliere soldi ne porterà altri in cassa, l’operazione si rivelerà una cuccagna.

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