martedì 12 ottobre 2010

L’industria italiana tallona Berlino

Per stappare lo champagne c’è tempo. La ripresa non è dietro l’angolo. E il percorso è tutt’altro che agevole. Il fronte dei catastrofisti, però, è stato costretto nelle ultime settimane ad ingoiare un po’ di bocconi amari. L’ultimo della serie, il più indigesto, è arrivato ieri dall’Istat, che ad agosto ha certificato il balzo più consistente della produzione industriale dal dicembre del 1997. Un dato che si va ad aggiungere alla ripresina in atto dei consumi (+0,6% nel secondo trimestre) e del reddito delle famiglie (+0,9% sempre nel secondo trimestre). Ma anche ai segnali positivi arrivati dalle imprese, che da aprile a giugno hanno visto aumentare i profitti dello 0,6% rispetto ai tre mesi precedenti e del 2,3% rispetto allo stesso periodo del 2009.

Piccoli passi, senza dubbio, ma tali da consentire la previsione di uno scenario meno drammatico di quello profetizzato nei mesi scorsi da alcuni organismi internazionali. Sicuramente superiori alle attese sono i numeri snocciolati ieri dall’Istat. La produzione industriale ad agosto, dopo i tonfi del 2009 e le incertezze dei mesi precedenti, è schizzata dell’1,6% rispetto a luglio e addirittura del 9,5% sul 2009. Un salto consistente rispetto al +5,6% registrato a luglio, che porta la crescita complessiva dei primi 8 mesi del 2010 al 5,9% rispetto allo stesso periodo del 2009. E l’aumento risulta ancora più consistente se si guarda all’indice grezzo della produzione, salito del 12,8% a causa di un giorno lavorativo in più rispetto all’agosto 2009.
Al di là delle dovute cautele, il dato di agosto risulta più che incoraggiante anche nel confronto europeo. Se è vero che la crescita del Pil italiano continua a viaggiare su livelli più bassi degli altri Paesi, il balzo della produzione del mese scorso permette all’Italia di non perdere di vista il gruppo di testa, guidato dalla Germania. Quel 9,5% registrato dall’Istat si piazza infatti subito dopo il 10,7% della locomotiva tedesca, ad una robusta distanza dagli altri campioni del Vecchio Continente. La crescita della produzione nel Regno Unito ad agosto si è fermata al 4,2%, mentre quella della Francia non ha superato il 3,2%. Ben lontane Spagna (+1,4%), Portogallo (+0,2%) e Grecia (-2,1%). 

Detto questo, c’è ancora tanto da pedalare. Le stime per i prossimi mesi sono infatti concordi nel prevedere un andamento piuttosto altalenante dell’industria. Secondo l’Isae «si verificherà un calo congiunturale a settembre, seguito da un recupero nei due mesi successivi». La crescita attesa per il terzo trimestre si attesta, dunque, all’1,5% rispetto al trimestre precedente, mentre una «sostanziale stagnazione caratterizzerebbe gli ultimi mesi dell’anno». Si parla di un +0,3% nel quarto trimestre. Cauta anche Confindustria, che sottolinea l’importanza dell’incremento superiore alle previsioni di agosto, ma per settembre stima un calo della produzione dello 0,7% rispetto al mese precedente. Il che porterebbe la variazione nel terzo trimestre a +1,9%. Quello che impressiona è il distacco dai livelli precrisi. Malgrado un avanzamento dal marzo 2009 superiore alle stime, a colpi di uno 0,6% mensile, a tale ritmo il pieno recupero dei livelli persi (-25,8%) si recupererebbe solo a inizio 2013.

Lo stesso Giulio Tremonti, del resto, correggendo al ribasso le stime del governo sulla crescita del Pil nel prossimo anno (dall’1,5% all’1,3%), ha ammesso che prima del 2012 (quando il prodotto interno lordo salirà del 2% e i consumi aumenteranno dell’1,7% rispetto allo 0,5 e allo 0,8% di quest’anno e del prossimo) l’Italia non riuscirà ad ingranare la marcia. Anche secondo la Uil i dati diffusi ieri «favorevoli e importanti» non devono far troppo «illudere sulla situazione economica del Paese».
Che c’è da rimboccarsi le maniche lo sanno bene le imprese. Dietro quel 9,5% di agosto c’è infatti lo zampino dell’industria che, visti i venti di crisi, hanno deciso di rinunciare alle vacanze e di mettere fieno in cascina per prepararsi all’inverno. «Sull’aumento», spiega l’Istat, «pesa l’effetto delle chiusure estive, che di anno in anno variano a seconda delle politiche aziendali». Una notizia che non piacerà ai metalmeccanici è quella relativa alla produzione di autoveicoli, crollata ad agosto del 20,2%, in decisa controtendenza con tutti gli altri settori.

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