venerdì 8 ottobre 2010

Londra impone l'apertura della banda larga. Catricalà denuncia l'impasse in Italia

Anche in Gran Bretagna si discute molto di fibra ottica. Ma il livello delle chiacchiere sembra di gran lunga inferiore a quello dei fatti concreti. Mentre in Italia si dibatte, e si litiga, da mesi sui progetti, sulle tecnologie e sul ruolo degli operatori, a Londra hanno preso il toro per le corna senza troppe cerimonie. Nell’arco di qualche mese (dal marzo scorso), dopo avere annunciato l’iniziativa e dopo aver messo in consultazione le proposte, Ofcom (l’equivalente della nostra Authority per le Tlc) è andata al cuore del problema imponendo all’ex monopolista BritishTelecom di concedere l’accesso alla rete in fibra agli operatori alternativi.

La decisione, secondo le intenzioni dell’authority, consentirà di incentivare la realizzazione delle reti ultraveloci, obiettivo condiviso dal governo britannico. Secondo il regolatore d’Oltremanica, che si è mosso in linea con le raccomandazioni della Ue, l’apertura della rete permetterà ai concorrenti di BT di offrire da subito la banda ultralarga super-veloce anche ai loro clienti. Ma anche di investire su nuove infrastrutture. Oltre a concedere l’utilizzo delle tecnologie BT (unbundling virtuale), Ofcom ha infatti chiesto al colosso inglese delle tlc di dare pure l’accesso ai cavidotti. Un modo per consentire agli operatori alternativi di realizzare reti veloci in zone che BT non intende coprire immediatamente con i suoi servizi. In cambio, l’ex monopolista avrà il diritto di fissare prezzi di accesso all’ingrosso tali da consentire un adeguato ritorno degli investimenti. Ma i prezzi saranno comunque soggetti a controllo da parte dell’authority per prevenire eventuali comportamenti anti-competitivi.

E in Italia? La sintesi l’ha offerta ieri il presidente dell’Antitrust, Antonio Catricalà, che ha parlato di «impasse» e ha definito «timida l’autocandidatura di Telecom, che ha annunciato un piano per portare la fibra al 50% degli italiani entro il 2018». Il garante del mercato resta convinto che l’unica soluzione per raggiungere gli obiettivi posti dall’Europa sia una società ad hoc tra l’ex monopolista e gli altri operatori. Idea suggestiva, se non fosse che i soggetti in questione non riescono a stare seduti allo stesso tavolo neanche per parlare del tempo.
 
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