domenica 31 ottobre 2010

I giovani industriali temono nuove tasse

Riforme e innovazione. Ma anche strategie più efficaci per contenere il debito pubblico e politiche fiscali meno soffocanti. È lungo l'elenco di compiti che Federica Guidi presenta al governo durante la tradizionale kermesse di Capri. Le parole del presidente dei giovani di Confindustria si intrecciano con le buone notizie che arrivano da Bruxelles, dove Silvio Berlusconi ha portato a casa una serie di paletti al protocollo di Kyoto e l'inserimento del debito privato nel nuovo patto di stabilità. Ma la Guidi non fa sconti.

Il governo (e Giulio Tremonti in particolare) ha lavorato bene su molti fronti, compreso quello del clima, ma per abbassare "vigorosamente" il debito pubblico «non possono bastare buoni propositi della lotta agli sprechi: servono azioni straordinariee non episodiche». Anche perché il debito privato è una risorsa, continua la Guidi, ma non può essere «una cambiale in bianco». La vera scossa deve arrivare dalle riforme e dall'innovazione, perché «in Italia il tempo sembra essersi fermato» mentre il mondo ha ripreso a correre. Da noi, spiega, restano «immutabili, i cronici ritardi di un Paese che da quindici anni cresce meno di tutti i suoi concorrenti e che si ostina a non voler cambiare ritmo». Con la disoccupazione che rischia ormai di diventare "strutturale". Il timore, invece, è che sulla ripresa si abbattano ulteriori "salassi" per risanare i conti pubblici. Una mossa che sarebbe fatale per le imprese, che già devono sopportare un carico fiscale reale che è «ben superiore al 50%». Un orizzonte positivo arriva dall'esperienza di Pomigliano, dove si è «avviato un confronto che porta in sè la speranza nel ritorno del buon senso».

Le prime risposte dell'esecutivo sono arrivate in tempo reale per bocca del neo ministro dello Sviluppo. Un salasso sul fisco? Le tasse, replica Paolo Romani, «non sono aumentate né mi sembra che ci sia la possibilità che aumenteranno». Il ministro si dice poi disponibile all'apertura di un dialogo serio con le imprese sui problemi concreti. E per cominciare annuncia la partenza, entro la prossima settimana, dell'agenzia nucleare, che dovrebbe sbloccare definitivamente il rilancio dell'atomo invocato da Confindustria. Ma al convegno di Capri, oltre alla preoccupazione per l'azione del governo, è palpabile anche quella per le sue sorti. Al di là delle provocazioni, non raccolte né dai ministri né dagli industriali, delle solite Iene sul "bunga bunga", gli imprenditori non nascondono il timore che il "caso Ruby" possa provocare ulteriori scossoni sulla stabilità dell'esecutivo. O è atteso il commento di Emma Marcegaglia sulla vicenda. Nel frattempo va giù duro l'ex presidente di Confindustria, Antonio D'Amato: «Il Berlusconi che ho conosciuto io aveva voglia di cambiare il paese, mentre ora ha capito che non resterà nella storia con un'immagine positiva e ha rinunciato a cambiare l'Italia. Spero di sbagliarmi».

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