venerdì 1 ottobre 2010

Cgil fuori controllo. Uova marce e petardi contro la sede Cisl

A farne le spese è sempre la Cisl. Questa volta però la contestazione/aggressione non è arrivata dai giovani militanti di un centro sociale, come nel caso del petardo sparato contro Raffaele Bonanni alla festa del Pd, ma da un gruppo di operai della Fiom-Cgil, con tanto di dirigente al seguito. L’episodio, che il ministro del Welfare, Maurizio Sacconi, ha definito il frutto di «una vera e propria campagna d’odio», è avvenuto a Treviglio, in provincia di Bergamo. Sull’onda della rabbia alimentata dai commenti durissimi dei vertici del sindacato rosso contro i “traditori” che hanno firmato l’accordo sulle deroghe del contratto, un gruppetto di lavoratori della Same, guidato dal segretario generale della Fiom di Bergamo, Eugenio Borella, ha pensato bene di passare alle vie di fatto. Così, gli operai si sono presentati davanti alla sede della Cisl, dov’era in corso una riunione congiunta con i metalmeccanici della Uil proprio sulla vicenda Pomigliano, e hanno iniziato a lanciare fischi e insulti prima, uova e petardi poi.


Il primo risultato della bravata, a livello locale, è stato l’immediato «azzeramento» proclamato dalla Cisl regionale «di tutti i rapporti in ogni dove e per qualsiasi tema o argomento con la Cgil». A livello nazionale il blitz si è, invece, inserito come un cuneo nella frattura già ampia tra Fiom e Cgil. L’imbarazzo del sindacato guidato da Guglielmo Epifani ha prodotto rapidamente un comunicato di condanna in cui la segreteria nazionale definisce l’accaduto «grave, sbagliato e dannoso». Tutt’altra la versione dei rappresentanti dei metalmeccanici. Secondo il coordinatore nazionale della Fiom, Augustin Breda, «i veri atti di sopruso e intolleranza verso i lavoratori sono quelli commessi dai dirigenti di Fim-Cisl e Uilm-Uil e non dagli operai di Treviglio». Stessa linea per il segretario regionale Mirko Rota, secondo cui la contestazione è «la conseguenza di un atteggiamento sbagliato, assurdo e provocatorio dei lavoratori di quei sindacati che continuano a firmare accordi che peggiorano le condizioni dei lavoratori». Dietro le vittime, insomma, si nascondono i carnefici. Perché, come ha spiegato il segretario generale Maurizio Landini, quella firma sulle deroghe rappresenta «un attacco senza precedenti a tutto il mondo del lavoro».
L’aggressione di Bergamo piomba come un macigno sulla strada di un possibile riavvicinamento con la Cgil tentato da Confindustria la scorsa settimana. Fa riesplodere le tensioni e mette il sindacato di Epifani all’angolo. Il tentativo della Fiom è quello di dimostrare ai lavoratori che la Cgil ha ormai perso gli artigli e non rappresenta più i lavoratori. Una strategia che si collega direttamente all’imminente arrivo di Susanna Camusso alla guida del sindacato. La stessa Camusso che, guarda caso, negli anni ’90 fu praticamente messa fuori dalla Fiom proprio dai quei profeti del sindacalismo duro ed estremista che hanno prodotto la svolta massimalista delle tute blu di cui ancora oggi vediamo gli effetti.
Ieri la Cgil ha risposto picche alle richieste di Landini di proclamare lo sciopero generale: «Le forme di protesta sono state già decise dal direttivo e prevedono una manifestazione il 27 novembre». Ma se il sindacato, come ha detto ieri Sacconi, non si smarca in fretta «dalle posizioni ideologiche e dal collateralismo con i partiti di sinistra», la sensazione è che questo sia solo l’inizio.

© Libero