giovedì 21 ottobre 2010

La Serbia riprova a vendere la Telekom degli scandali

Un déjà vu, direbbe qualcuno. Dopo circa 13 anni di polemiche, inchieste, accuse e controaccuse, dossier, soffiate e calunnie, Telekom Serbia torna sul mercato. In Italia è come se il tempo non fosse passato. Le tangenti, la commissione parlamentare, i procedimenti giudiziari, il “superteste” Igor Marini, mortadella-Prodi, ranocchio-Dini, cicogna-Fassino. Il polverone alzato dalla vendita a Telecom delle quote della società serba e dal successivo riacquisto da parte del governo di Milosevic non si è mai abbassato del tutto. Solo qualche giorno fa Repubblica ricostruiva tutti i passaggi salienti della vicenda per sostenere (in barba alle sentenze della magistratura che hanno dimostrato il contrario)  che quella fu la prova generale della cosiddetta macchina del fango di cui gli ambienti vicini al Cavaliere e i giornali “amici” sarebbero provetti manovratori.

In Serbia, però, le lancette dell’orologio hanno continuato a correre. A Belgrado oggi c’è un governo democraticamente eletto (il quinto dalla caduta di Milosevic) che vuole entrare nell’Unione europea e non un dittatore comunista. E l’azienda pubblica di telecomunicazioni che si prepara ad andare sul mercato è un’opportunità di business reale, non un sotterfugio politico per finanziare feroci progetti di espansione militare e di pulizia etnica.Basta vedere l’identikit dei possibili compratori comparso ieri sul quotidiano serbo Politika e sull’autorevole Financial Times. Un gruppo di tlc con almeno 20 milioni di clienti, una capitalizzazione di 3 miliardi di euro come minimo, ricavi negli ultimi cinque anni per 4 miliardi e attività consolidate per 5 miliardi. Sono questi i requisiti chiesti dal governo per candidati all’acquisto del 51% di Telekom Serbia. Nell’invito a manifestare interesse, entro il 26 novembre, per la quota messa in vendita da Belgrado, che possiede l’80% della compagnia (un altro 20% è della greca Ote), si ricorda che, qualora il candidato fosse un consorzio, lo stesso profilo sarebbe richiesto al capofila della cordata. Advisor per la vendita è stato nominato Citigroup. Tra i nomi circolati come potenziali acquirenti non c’è, chiaramente, quello di Telecom Italia. Ma in pista ci sono tutti gli altri colossi europei ci sono quelli a partire da Deutsche Telekom, fino a Telekom Austria e France Telecom. Ma anche l’egiziana Orascom, in queste settimane protagonista della mega fusione con i russi di Vimpelcom, potrebbe essere della partita.

Con 3,4 milioni di utenti dei servizi di telefonia fissa di cui è monopolista nazionale, 7,7 milioni di utenti dell’operatore di telefonia mobile Mtel, operativo anche in Bosnia e Montenegro, 485mila utenti dei servizi internet, Telekom Serbia ha un valore complessivo stimato in 2,43 miliardi di euro. L’esecutivo di Belgrado conta di ricavare dalla vendita del 51% della società «non meno di 1,4 miliardi». «Avete la mia parola d’onore», ha assicurato il ministro dell’Economia serbo, Mladjan Dinkinc, «che questi soldi non saranno sprecati, ma investiti esclusivamente in nuove infrastrutture».

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