Ci risiamo. La Cisl è di nuovo sotto attacco. Dopo il fumogeno lanciato contro Raffaele Bonanni a Torino, gli attacchi alle sedi di Treviglio e Livorno, ieri la violenza è tornata ad affacciarsi contemporaneamente a Roma e nella provincia di Lecco. Nella Capitale alcuni militanti della sinistra antagonista che fanno capo ad Action si sono presentati davanti alla sede centrale del sindacato, in via Po, per protestare “pacificamente” a colpi di uova e vernice rossa, con l’aggiunta di qualche volantino. Nelle stesse ore a Merate un gruppo di operai della Fiom-Cgil, provenienti da una fabbrica vicina dove, tanto per cambiare, avevano proclamato uno sciopero, ha fatto irruzione nella sede locale della Cisl lanciando insulti e lasciando volantini.
In entrambi i casi, come nei precedenti sopra ricordati, le bravate riportano direttamente alla durissima protesta messa in atto dal sindacato rosso contro i “traditori” che negli ultimi mesi avrebbero accettato i “ricatti” della Fiat e di Confindustria firmando gli accordi di Pomigliano e sulle deroghe al contratto dei metalmeccanici. Anche a Roma, dove il blitz non è stato compiuto in prima persona da militanti della Fiom, il legame è inequivocabile. «L’attacco alla Fiom e ai metalmeccanici da parte della Fiat non riguarda solo un settore di lavoratori», si legge in una nota di Action, «ma interessa tutti coloro che sono interessati ad una società con maggiori diritti».
Non si tratta più, evidentemente, di episodi isolati messi in atto da qualche sbandato dei centri sociali o da qualche operaio più arrabbiato degli altri. Ma di un clima di tensione e di violenza che sta crescendo all’ombra dell’ala più massimalista e oltranzista del sindacato. Alla fine, dopo tanto minimizzare, ne hanno preso atto pure i vertici della stessa Fiom, che fino a ieri ci spiegavano che i veri attacchi erano quelli di Marchionne e non quelli delle tute blu.
Questa volta, invece, il segretario generale Maurizio Landini ha parlato di «atti sbagliati e inaccettabili contro la democrazia». Netta pure la condanna della Cgil, che in una nota definisce «inammissibile ed inaccettabile che non vi sia la più netta sanzione di tali comportamenti e che si possano ripetere». Di fronte alle accuse di non aver frenato l’escalation, però, il leader Guglielmo Epifani risponde piccato: «Non accettiamo lezioni da nessuno, sapremo come comportarci».
Poi, però, si apprende da una nota che la Cgil Piemonte si dissocia all’ultimo momento dalla partecipazione di esponenti della Fiom e della Cgil regionale ad un dibattito organizzato dal centro sociale Askatasuna, che ha invitato i dirigenti Giorgio Cremaschi e Pietro Passarino. Per chi lo avesse dimenticato, fu proprio una militante di Askatasuna a bersagliare Bonanni con i fumogeni durante la festa del Pd a Torino.
Per lunedì è previsto un confronto tra le tute blu e i vertici della Cgil, la quale ha annunciato che attiverà gli «organismi disciplinari nei confronti degli autori» dei blitz e chiederà «ai dirigenti di rispondere dei loro comportamenti». Ma tutti i riflettori sono già puntati sulla manifestazione organizzata dalla Fiom il 16 ottobre a Roma, dove la tensione, viste le premesse, si preannuncia altissima.
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