martedì 5 ottobre 2010

Operatori alla guerra delle tariffe. Missione anti-Telecom a Bruxelles

Un costo non in linea con l’Europa, che taglia le gambe agli investimenti nella rete di nuova generazione. Oggi a Bruxelles si gioca l’ennesimo round della guerra tra Telecom e gli operatori alternativi per tentare di scongiurare gli aumenti dell’unbundling (il canone che bisogna pagare all’ex monopolista per l’utilizzo del cosiddetto ultimo miglio) decisi qualche settimana fa dall’Authority. Sul piatto, secondo i calcoli dei “piccoli”, ci sarebbe un salasso di circa 600 milioni di euro per i prossimi tre anni, che diventerebbero 1,1 miliardi spalmati su cinque anni se si considerano gli aumenti già approvati lo scorso anno. Cifre nei giorni scorsi contestate dall’authority (che ha parlato di 70 milioni complessivi) ma parzialmente confermate da Deutsche Bank, che in un report ha quantificato in 200 milioni il possibile guadagno per Telecom. Al di là dell’ovvia considerazione in base alla quale aumentare la redditività della rete in rame dell’ex monopolista scoraggia qualsiasi accelerazione sulla nuova rete veloce in fibra ottica, Fastweb, Wind, Vodafone e Tiscali si presenteranno oggi davanti al commissario Ue per le Tlc, Neelie Kroes, con dati e cifre che dovrebbero dimostrare l’errore anche tecnico dell’aumento deciso dall’Agcom (8,63 euro al mese nel 2010, 9,14 e 9,48 rispettivamente nel 2010 e nel 2011).

Il trucco, che qualcuno tra gli operatori alternativi definisce il vero regalo a Telecom, sarebbe nel calcolo dei costi di manutenzione della rete in rame. Questa voce è stata introdotta dall’applicazione anche in Italia del modello europeo LRIC, che dovrebbe quantificare i costi incrementali nel lungo periodo. Nel modello sviluppato dall’Agcom, numeri alla mano, oltre che dal prezzo mensile per l’accesso alla rete il canone complessivo viene derivato anche dai costi di manutenzione della rete in rame, pari a 2,25 euro al mese. La cifra, spiega una fonte che sta seguendo il dossier, «è stata ricavata ipotizzando un tasso di guastabilità (numero di volte che è necessario fare un intervento sulla rete) annuo molto elevato ed irrealistico, fino al 22,5%». A confermare le parole del tecnico è stato, in realtà, lo stesso ad di Telecom, Franco Bernabé, che intervenendo lo scorso 10 giugno davanti all’Agcom si è vantato di avere un tasso attualmente del 12% e in via di diminuzione. Sarebbe bastato, ragiona ancora la fonte, «ipotizzare il tasso reale di guastabilità per annullare l’aumento proposto».

La decisione definitiva di Bruxelles sui rincari dovrebbe arrivare entro il 21 ottobre. Difficile prevedere il verdetto, anche se la Kroes la scorsa settimana ha risposto piccata a chi sosteneva che il via libera fosse già arrivato. Di sicuro la tensione sull’unbundling non favorirà la riapertura del dialogo sulla banda ultra larga. Qualche settimana fa gli operatori alternativi hanno abbandonato polemicamente il Comitato Ngn, sostenendo che stava rappresentando solo le posizioni di Telecom. I duellanti non hanno ancora fatto saltare il tavolo voluto da Paolo Romani, ieri diventato ministro dello Sviluppo, ma finora i passi in avanti si sono limitati ad accordi di massima che hanno solo sfiorato i veri nodi della questione.

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