sabato 16 ottobre 2010

Bankitalia conta 628mila disoccupati in più. Draghi pessimista: «Ripresa incerta». Sacconi e Tremonti: «Dati esoterici e inutilmente ansiogeni»

«Esoterici» per Maurizio Sacconi, «ansiogeni» per Giulio Tremonti. Sarà il momento politico particolare, fatto sta che i dati diffusi ieri da Bankitalia al governo e all’Agenzia delle Entrate non sono proprio andati giù. Non è la prima volta che il bollettino economico di Via Nazionale suscita reazioni e polemiche. Questa volta, però, lo scontro è al vetriolo. Il quadro dipinto dai tecnici del governatore Mario Draghi, secondo i ministri economici, è molto più fosco di quello reale. Nel mirino di Sacconi, in particolare, ci sono i numeri sulla disoccupazione, che secondo Bankitalia sarebbe salita nel secondo trimestre del 2010 oltre l’11%, ben al di sopra dell’8,5% certificato recentemente dall’Istat. Non bruscolini. Tanto per avere un’idea, si sta parlando di qualcosa come 628mila persone in più senza lavoro. Si tratta chiaramente di un calcolo, non nuovo a Via Nazionale, basato su criteri differenti da quelli utilizzati dall’Istituto di statistica, che prende in esame anche i cosiddetti inattivi (chi il lavoro ha smesso di cercarlo) e la quota di cassintegrati.

Il metodo viene considerato da Bankitalia più adatto a descrivere la situazione reale del mondo del lavoro, ma piace pochissimo al governo, che da mesi si vanta di avere il primato europeo sull’andamento dell’occupazione. Corrosiva la replica del ministro del Welfare. «Commento solo dati Eurostat, non commento dati esoterici». Dello stesso tenore il messaggio arrivato da Via XX Settembre, con cui, però, gli attriti sono quasi all’ordine del giorno. Sulle tasse, poi, la polemica si era fatta così rovente, che da un bel po’di mesi a questa parte il Dipartimento delle finanze diffonde le sue rilevazioni sulle entrate contemporaneamente a quelle di Bankitalia, per evitare che i dati di Via Nazionale (solitamente più negativi a causa, anche qui, di un diversio criterio di calcolo) vengano compensati da quelli di Via XX Settembre. Inevitabile, dunque, che vedendo quel buco di 5 miliardi comparire nelle pagine del bollettino economico, Tremonti abbia fatto un salto sulla sedia. A tanto, secondo Bankitalia ammontano le minori entrate tributarie (-1,8%) contabilizzate nel bilancio dello Stato rispetto al corrispondente periodo del 2009. Immediata la bacchettata del Tesoro, secondo il quale, il commento degli uomini di Draghi ha «toni inutilmente ansiogeni». «Il presunto crollo delle entrate tributarie», si legge in una nota ufficiale del ministero dell’Economia, «è esclusivamente dovuto al venir meno quest’anno di entrate una tantum registrate nel 2009». La realtà, spiegano dal ministero, è che il livello del gettito fiscale è «perfettamente in linea con le previsioni».

In realtà, al di là dei singoli numeri, quella che non piace al governo è la fotografia d’insieme. Per quanto riguarda i conti pubblici, Bankitalia si limita a rilevare che la Decisione di finanza pubblica (il vecchio Dpef) attualmente al vaglio del Parlamento potrebbe aver sovrastimato sia le entrate che le spese per il 2010. Più preoccupante l’analisi sull’andamento dell’economia. La situazione resta molto incerta sia per il mercato del lavoro sia per quanto riguarda la spesa delle famiglie (nel secondo trimestre gli acquisti di beni durevoli sono diminuiti del 6,8% sul periodo precedente). Il che non fa prevedere un recupero del mercato interno dopo i mesi estivi. Per Via Nazionale «le inchieste presso le imprese manifatturiere delineano una continuazione della ripresa ciclica nei prossimimesi, sebbene su ritmi più modesti».Un andamento che si inserisce in un generale rallentamento dell’economia mondiale. In questo ambito, tuttavia, i divari di crescita tra la Germania e gli altri Paesi dell’area euro tendono ad ampliarsi grazie alla dinamicità delle imprese tedesche sui mercati internazionali.
 
© Libero