lunedì 4 ottobre 2010

In cinque milioni col doppio lavoro, la metà in nero

La disoccupazione scende. Anzi no, sale. Non passa giorno, ormai, senza che qualcuno snoccioli numeri sul mondo del lavoro. Tutti rigorosomente veri e tutti rigorosamente diversi. Qualche settimana fa l’Istat ci ha spaventato annunciando che la disoccupazione nel secondo trimestre dell’anno è salita al livello record dell’8,5%. Mani nei capelli. Senonché pochi giorni dopo sempre l’Istat ci spiega che ad agosto i senza lavoro rappresentano solo l’8,2% del totale, il dato più positivo dal settembre 2009. Non abbiamo fatto in tempo a tirare un sospiro di sollievo che ieri la Cgil se n’è uscita sostenendo che la disoccupazione è salita nei sei mesi al livello monstre dell’11,5%. Com’è possibile, direte voi? La spiegazione sta nel fatto che il sindacato rosso ha inserito nel calcolo anche i cassaintegrati e i cosiddetti inattivi, cioè coloro che il lavoro hanno smesso di cercarlo o non lo hanno mai cercato.

La realtà è che anche le statistiche ufficiali, nell’Italia dei furbi e delle scorciatoie, lasciano il tempo che trovano. Basti pensare, ad esempio, che a fronte di una media di 24 milioni di lavoratori ci sono circa 29 milioni di posti di lavoro. Una magia? Una truffa, più che altro, visto che a svolgere quei mestieri mancanti è un robusto esercito di doppiolavoristi. Quasi 5 milioni secondo i dati diffusi sempre ieri dall’Istat. Un fenomeno non solo non trascurabile ma chiaramente in grado di far sballare tutte le rilevazioni sulla disoccupazione in Italia. Anche perché in molti settori circa la metà di quei posti di lavoro viene occupata in nero. Il numero dei doppiolavoristi è stato sostanzialmente stabile negli ultimi anni anche se la percentuale sul totale si è leggermente abbassata. Nel settore del commercio «allargato» (commercio, riparazioni, alberghi e ristoranti, trasporti e comunicazioni) gli occupati totali (le persone) nel 2009 erano 6.052.000 ma le posizioni di lavoro risultavano essere 8.358.000 con una differenza di oltre 2,3 milioni di unità.

Questo è il settore dove è molto forte l’utilizzo del part time ma anche dove il sommerso occupa una robusta fetta (28,6% contro il 17,6 di media tra tutti i comparti), quattro volte superiore a quella dell’industria nel complesso. All’interno del comparto sono il settore degli alberghi e pubblici esercizi e quello dei trasporti e le comunicazioni ad avere la percentuale più alta sia di doppio lavoro che di sommerso. Secondo i dati fermi al 2008 il lavoro irregolare in alberghi, ristoranti e bar si avvicina al 42% mentre i doppiolavoristi sono circa 900.000 (le posizioni lavorative superano le 2,1 milioni di unità contro gli 1,2 milioni di occupati). Nei trasporti e le comunicazioni la percentuale di lavoro irregolare sfiora il 50% mentre coloro che fanno una doppia attività sono quasi 1,2 milioni. Nel lavoro domestico si concentra il lavoro irregolare (64,2% nel 2008) e le posizioni lavorative complessive che risultano all’Istat sono, sempre secondo i dati risalenti al 2008, 2.230.000 a fronte di 1.465.000 occupati (765.000 quindi i casi di doppio lavoro). Nell’industria, invece, sono scarsi sia i caso di doppio lavoro sia quelli di lavoro irregolare (6,8% la percentuale nel 2009).

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