giovedì 17 giugno 2010

Parte l’assalto degli emendamenti. Ma l’Europa promuove il testo di Giulio

Fervono i lavori di maggioranza e governo sulle proposte di modifica alla manovra economica da presentare entro venerdi alle 13 in commissione Bilancio al Senato, dove ieri è ufficialmente partito l’iter del provvedimento. Dopo la riunione dei finiani nel pomeriggio alla Camera, un nuovo incontro, questa volta con il ministro dell’Economia, Giulio Tremonti, si è tenuto in serata al Senato (presente anche la Lega) per concordare le proposte di modifica che potranno avere il consenso del governo.
Per quanto riguarda il drappello di senatori vicini a Gianfranco Fini, la linea è quella di accettare il diktat del Tesoro sulla necessità di non modificare i saldi della manovra.
Si cercherà quindi di presentare emendamenti che consentano di trovare fondi per incentivare la crescita economica. A partire dalla cancellazione degli enti inutili e dalla soppressione delle province al di sotto di una soglia di abitanti ancora da definire. Sembrano però confermati anche i cavalli di battaglia dell’economista Mario Baldassarri sul taglio dell’Irap e sulla cedolare secca sugli affitti.
Sul fronte degli emendamenti “condivisi” secondo Maurizio Gasparri «c’è già l’ok di Tremonti» per modificare la norma che prevede l’innalzamento della soglia di invalidità, dal 74% all’85%, per ottenere il relativo assegno. Il presidente dei senatori del PdL ha anche spiegato di aver incontrato le forze dell’ordine ed i farmacisti. «Ho qui», ha spiegato, «le richieste di emendamenti da parte della Confindustria e di altre categorie, incontreremo anche i Presidenti delle Regioni. Le richieste di modifica sono tante e discuteremo quali aspetti della manovra modificare, tenendo fermi i saldi».
Ieri, intanto, oltre alla rabbia delle Regioni Tremonti ha incassato il via libera di Bruxelles. La manovra da 24,9 miliardi per il 2011 e 2012 contiene «misure adeguate» per centrare l’obiettivo del rientro del deficit sotto il 3% in due anni. A patto, ha ammonito la Commissione Ue, di «assicurare una stringente attuazione del programmato calo della spesa pubblica e di affrontare la possibile caduta delle entrate fiscali». La valutazione sullo stato dei conti pubblici dell’Italia e sulle misure correttive è contenuta nel rapporto che il commissario Ue agli affari economici e monetari, Olli Rehn, presenterà alla riunione Ecofin di luglio, insieme ai rapporti di altri quattordici Paesi della zona euro che sono al centro di una procedura di infrazione per deficit eccessivo, tra cui Francia, Germania, Spagna e Portogallo.
Quello espresso sull’Italia, ha spiegato Rehn, è ancora un «giudizio preliminare», perchè «la valutazione approfondita delle misure è ancora in corso», vista la loro recente approvazione. Ma tutto sembra andare nella giusta direzione, che è quella di un calo del deficit, ma anche di un calo dell’enorme debito pubblico che ormai viaggia verso il 118%.
Per questo per l’esecutivo europeo diventa importante rispettare alla lettera gli impegni presi sul fronte dei tagli alla spesa corrente e anche prevenire una possibile stretta delle entrate fiscali. Si tratta dei due pilastri della manovra costruita da Tremonti, incentrata sulla lotta sia alle spese improduttive sia all’evasione fiscale. Sono due strade che per la Commissione Ue servono «anche ad assicurare che il debito pubblico si avvii su una strada in discesa entro la fine del periodo di correzione». Sulla proposta del governo di considerare, nell’ambito della riforma del Patto Ue, il debito aggregato dei Paesi (non solo quello pubblico, ma anche quello di famiglie ed imprese), Rehn si è limitato a dire: «La posizione della Ue è in evoluzione. Presto arriveranno proposte concrete».

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