sabato 19 giugno 2010

Emma e Giulio insieme: niente tasse sulle banche

Bene la trasparenza, ma sulle tasse andiamoci piano. All’indomani dell’accordo di massima tra i 27 leader europei sull’idea di presentare alle banche, sotto forma di balzelli, il conto della crisi, Giulio Tremonti torna a premere il freno. «Nostro interesse è che ci siano maggiori dettagli e un certo grado di flessibilità», ha spiegato durante una conferenza stampa a Via XX Settembre con il commissario Ue al Mercato interno Michel Barnier, «non tutte le realtà sono uguali. Confidiamo in una discussione flessibile, Paese per Paese».
Qualche dettaglio in più, in effetti, non farebbe male. Il progetto della Commissione europea, ha spiegato ieri Barnier, «è di un fondo di previdenza pagato dalle banche per le banche e diversa è la ratio di chi parla di un prelevamento» da trasferire ai bilanci pubblici. Quella, ha assicurato il commissario, «non è la mia proposta». Anche il presidente della Commissione Ue, Josè Manuel Barroso, ieri ha tentato di chiarire il senso della stangata agli istituti di credito. «Nel caso in cui ci siano nuove crisi», ha detto, «non saranno i Paesi a dover pagare ma saranno le banche stesse a creare una specie di fondo». Si tratterebbe, insomma, di un sorta di autotassazione volta a prevenire ed evitare i salvataggi pubblici.
Secondo Barroso «ognuno deve dare il proprio contributo» e agli Stati membri che dicono di non poter mettere «la bank levy perché nei loro Paesi non hanno avuto questi problemi» il presidente risponde che «non è un buon argomento, perché non è escluso che ne abbiano in futuro». Detto questo, Barroso ha ammesso che far passare l’idea in sede di G20 sarà molto «difficile», perché «alcuni Stati hanno già detto che non sono d’accordo». Una sponda arriva però da Oltreoceano. A Toronto, ha detto il presidente Usa, Barack Obama, nella lettera inviata ai leader del G20,  «dobbiamo ribadire il nostro impegno» anche sul principio «che il settore finanziario contribuisca in modo giusto e sostanziale pagando per i fardelli creati».
Qualunque sia la formula, la parola “tasse” in Italia non raccoglie molti consensi. L’ipotesi di una nuova imposta sulle banche «è profondamente sbagliata e anche un po’ sleale», ha spiegato l’ad di Unicredit, Alessandro Profumo, «considerato che abbiamo il carico fiscale più alto di tutte le industrie» e che «non abbiamo ricevuto aiuti pubblici». Dell’ipotesi di «un prelievo per finanziare un fondo che intervenga in momenti pre-insolvenza» si può invece parlare, purché il fondo operi «sotto la guida di un supervisore o di un’entità terza che lavora sotto l’egida dell’European Banking Authority». Scontato il dissenso dell’Abi, che si dice nettamente «contraria all’introduzione di nuove imposte indipendentemente dalla loro finalità».
Ma a difendere gli istituti di credito scendono in campo gli industriali, preoccupati di eventuali ricadute sulle imprese. «Non siamo molto d’accordo», ha spiegato Emma Marcegaglia, «perché è come dire ci sarà un’altra crisi e prepariamo già i soldi per poterla pagare». E poi, ha continuato la presidente di Confindustria, «è molto facile che si trasformi in maggiori costi per le imprese e per i risparmiatori». Piuttosto, «preferiamo la logica di nuove regole, di regolatori attivi».
A paventare il rischio di una stretta sul credito non ci pensa due volte l’associazione bancaria. «Il nuovo prelievo», si legge in una nota dell’Abi, «potrebbe avere effetti sulla capacità di finanziamento dell’economia reale». Concetto condiviso, però, anche dall’economista Giacomo Vaciago, secondo il quale le «banche europee non sono vacche da mungere» e «sono decisive per una speranza di ripresa dell’economia».
Grande condivisione c’è invece sulla proposta di pubblicare le prove di resistenza (stress test) delle banche. Idea che piace molto a Mario Draghi. «Sono lieto di vedere», ha detto nel corso di un convegno, «che in Europa c’è consenso sulla pubblicazione degli stress test. Sicuramente lo faremo anche in Italia. I Paesi con delle buone banche hanno tutto da perdere a non rivelare qual è la situazione, mentre hanno tutto da guadagnare da questa maggiore trasparenza». Concetto sottoscritto pienamente anche da Profumo: «Una buona cosa per Paesi con banche forti come l’Italia». Barroso ha ribadito che a luglio saranno presentati «i risultati dei test su 25 istituti transnazionali. Poi l’obiettivo è andare avanti» con una serie più generale di esami. Le modalità di pubblicazione degli stress test saranno decise la prossima settimana in una riunione tra Commissione Ue, Bce, Cebs (Comitato europeo di vigilanza bancaria) e Stati membri.

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