venerdì 4 giugno 2010

Bazoli benedice l’addio dell’amico Faissola

Negli uffici milanesi dell’Abi è tutto un susseguirsi di riconoscimenti al gran gesto di Corrado Faissola che ha spianato la strada all’ascesa di Giuseppe Mussari verso la guida dell’Associazione bancaria.  «Abbiamo preso atto», ha spiegato il coordinatore del Comitato dei saggi, Alessandro Azzi, «della decisione del presidente di non confermare la propria candidatura e abbiamo apprezzato lo spirito finalizzato a consentire che tutta la categoria si esprima unitariamente sul tema delicatissimo della presidenza».
«Un atto che attesta un grande senso di responsabilità», ha ribadito Giovanni Bazoli, che dietro le quinte ha brigato fino all’ultimo per trovare una soluzione che limitasse i danni per l’amico Faissola. Lavoro che il presidente del consiglio di sorveglianza di Intesa Sanpaolo (istituto che ufficialmente si è schierato con Mussari) ha condotto in prima persona dopo l’ingresso nel comitato dei saggi in sostituzione del ex presidente del comitato di gestione della banca milanese, Enrico Salza.
Alla fine, però, il banchiere ha dovuto cedere. Da tempo, del resto, si vociferava sulle partite incrociate di un accordo ben più ampio che avrebbe consentito a Bazoli, tra le altre cose, di incassare la nomina dell’ex direttore generale della Mittel ad amministratore delegato della Cassa depositi e prestiti. Non sono causali, in quest’ottica, le parole con cui Bazoli ha commentato l’uscita di scena di Faissola. «Non sono rimasto sorpreso», ha spiegato, «la decisione è frutto di valutazioni congiunte».
Sta di fatto che al comitato esecutivo del 23 giugno, com’è tradizione dell’Abi, si arriverà con una sola candidatura, quella del presidente di Banca Montepaschi, Mussari, sostenuto dalle grandi banche, ma anche dal presidente dell’Acri, Giuseppe Guzzetti. Restano a bocca asciutta, a prima vista, i piccoli. Banche popolari e credito cooperativo avevano infatti puntato sulla riconferma di Faissola. Per ottenere il loro sostegno Mussari si sarebbe impegnato a cambiare lo statuto dell’associazione entro i primi due mesi del mandato per sancire l’alternanza fra grandi e piccole banche e fornire deleghe ai vicepresidenti espressione delle popolari. L’iniziativa sarebbe il frutto della mediazione portata avanti da Antonio Patuelli, già dirigente di spicco del Pli ed ex sottosegretario, da anni esponente di punta sia dell’Abi che dell’Acri. 
Di questo non si sarebbe comunque discusso ieri. Le modifiche allo statuto, ha spiegato Azzi al termine della riunione con gli altri saggi Bazoli, Profumo, Berneschi e Venesio «non sono oggetto del nostro mandato». 

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