venerdì 4 giugno 2010

Tremonti chiede aiuto. Il Cav: sei leale ma il capo resto io

La tensione è salita al punto che alla fine Silvio Berlusconi ha deciso di intervenire. Da una parte le pressioni e le insofferenze sempre più accese dei ministri e della maggioranza parlamentare, pronti a dare battaglia sulla manovra, dall’altra l’insistenza con cui Giulio Tremonti da giorni (minacciando più volte le dimissioni) chiede al Cavaliere di sostenere pubblicamente il suo lavoro. Insistenza che è proseguita telefonicamente anche ieri.
Così, in serata, è arrivato il comunicato. «Il governo è fermamente convinto di avere fatto la cosa giusta, nel tempo giusto» e Berlusconi e Tremonti, «fuori dai giochi e dagli intrighi di palazzo, hanno lavorato insieme e continueranno a lavorare insieme legati, oltre che dall’impegno di governo, da una leale ed antica amicizia personale».
Una difesa così plateale e irrituale, quella uscita da Palazzo Chigi, che dà il senso della fibrillazione scatenata negli ultimi giorni dall’atteggiamento del titolare di Via XX Settembre. Nel testo il Cavaliere lancia messaggi alla maggioranza, dicendosi «certo» del suo «senso di responsabilità», ma soprattutto al “suo” ministro. Sui saldi di manovra la condivisione è piena. Anche perché sono basati «sull’impegno europeo» e sono la giusta contromisura alla «crisi finanziaria più grave nel mondo dopo quella del 1929». Ma nelle convinzioni “forti” del governo Berlusconi inserisce «ciò che è necessario e possibile per rendere il nostro Paese competitivo sulla crescita, a partire da un grande progetto di liberalizzazioni delle attività economiche».
Qualcuno tra i parlamentari del PdL ha voluto leggere nella frase un esplicito richiamo alle parole usate da Tremonti qualche giorno fa sulle pagine del Corriere della Sera, sistenendo che deve essere «libero tutto ciò che non è vietato». In realtà il riferimento di Berlusconi somiglia moltissimo agli appelli lanciati in successione dalla Marcegaglia e da Draghi. Si tratta di quel riferimento alla crescita e alle riforme a costo zero su cui il governatore di Bankitalia, con soddisfazione del Cavaliere, ha insistito moltissimo nelle sue considerazioni finali di lunedì scorso.
Il senso del messaggio è che a fare di calcolo ci pensa Tremonti, ma sulle riforme il timone è nelle mani del presidente del Consiglio. E non è escluso che alcune di queste riforme possano essere agganciate alla manovra durante il dibattito parlamentare. Dove Berlusconi potrebbe anche fare un passaggio personale per illustrare i contenuti, ma soprattutto il senso della manovra.
La battaglia, comunque, si preannuncia dura e faticosa. Il presidente dei senatori di maggioranza Maurizio Gasparri, ha già detto che «si potranno discutere in Parlamento singoli punti». E anche la Lega sicuramente utilizzerà il dibattito in aula per far sentire la sua voce. Le stoccate più decise dovrebbero essere, ancora una volta, quelle provenienti dalla pattuglia dei finiani. «Sacrosanta» la manovra, che rappresenta la «gamba del rigore», ha annunciato ieri l’economista vicino a Fini, Mario Baldassarri, ora serve «la gamba della crescita», ovvero «altri 10 miliardi di tagli alla spesa corrente».
Ieri sono proseguite le proteste delle categorie. I magistrati hanno confermato lo sciopero contro i «tagli iniqui». Ma anche i farmacisti sono scesi in campo. All’allarme lanciato da Federfarma si è aggiunto quello di Assogenerici, che definisce le misure del governo «controproducenti» e «penalizzanti». Il ministro della Salute, Fazio, è già al lavoro su un emendamento per alleggerire gli effetti della manovra almeno sulle farmacie più piccole. Contro Tremonti si è infine schierato Luca Cordero di Montezemolo, che sul sito della sua associazione ItaliaFutura ha accusato il ministro di passare troppo tempo ad «autocitarsi e a lodare le sue capacità».

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