Il messaggio, a prima vista, è sconcertante. Dopo i fischi rivolti a Giulio Tremonti per aver portato sul tavolo del Consiglio dei ministri una manovra troppo severa, su Palazzo Chigi sono fioccati aumenti da 280 a 676 euro. E il blocco degli stipendi del pubblico impiego? La spiegazione c’è, anche se la tempistica resta molto infelice.
All’indomani dell’entrata in vigore della manovra di lacrime e sangue varata dal governo, con tanto di pubblicazione in Gazzetta ufficiale, è successo che i dirigenti della presidenza del Consiglio hanno finalmente chiuso l’accordo per il rinnovo contrattuale. Nessuna deroga, né plateali violazioni delle disposizioni contenute nel provvedimento di bilancio che congela, fin da quest’anno, lo stipendio degli statali al livello del 2009. Si tratta, semplicemente, di un mostruoso ritardo. Sul tavolo dell’accordo c’era infatti il quadriennio normativo 2006-2009 e il biennio economico 2006-2007 per i contratti di Area VIII, i dirigenti di Palazzo Chigi per l’appunto.
Nulla di strano o di provocatorio, quindi, nei festeggiamenti della Cisl Funzione pubblica, che sottolinea «un risultato importante che porta miglioramenti significativi». E altri ne dovrebbero arrivare presto «con il secondo biennio contrattuale 2008-2009, per il quale a breve inizieremo le trattative».
Tutto dovuto e legittimo. Anche la soddisfazione del segretario nazionale Cisl Fp, Daniela Volpato, quando spiega di essere riuscita ad «ottenere aumenti economici molto positivi sia sul tabellare sia sulle altre voci della retribuzione». Certo è che mentre il Paese si prepara a tirare la cinghia e si avvia sulla strada dell’austerity, le cifre che finiscono in tasca ai dirigenti del governo fanno un po’ impressione. Anche perché si vanno ad aggiungere a retribuzioni non proprio da fame. Con minimi che vanno da 44 a 51mila euro lordi annui a cui bisogna sommare robuste retribuzioni di produzione, che per la prima fascia passano dai 43mila euro ai 179mila di Guido Bertolaso. Più modesta, infine, la retribuzione di risultato, che oscilla tra i 9 e i 19mila euro.
Con l’accordo firmato ieri nelle buste paga dei dirigenti di seconda fascia entreranno complessivamente 280,22 euro in più al mese. Cifra a cui si arriva sommando l’aumento del tabellare, a regime, di 141,39 euro medi, l’aumento del salario di posizione fissa, a regime, di 39,68 euro medi, e quello del salario di risultato a regime dal 31 dicembre 2007 di 99,15 euro medi.
Per la dirigenza di prima fascia il totale dell’incremento mensile di stipendio merita effettivamente i festeggiamenti del sindacato: si tratta infatti di 676,01 euro. Gruzzolo formato dall’aumento del tabellare, a regime, di 180,85 euro medi, da quello del salario di posizione fissa, a regime, di 118,50 euro medi e da quello del salario di risultato, a regime, di 376,66 euro medi.
I nuovi stipendi (tenendo conto anche del secondo biennio che ancora deve essere contrattato) resteranno chiaramente bloccati fino al 2013 come tutti quelli dei dipendenti statali. Quanto agli aumenti sono tutti stati effettuati tenendo conto del vincolo, inderogabile sia per il passato che per il futuro, del tetto di incremento fissato al 3,2%. Non solo, una bella fetta di questi stipendi, vista l’entità media, dal 2011 cadrà sotto la scure della riduzione dal 5 al 10% prevista per le retribuzioni sopra la soglia dei 90mila euro annui lordi. Una misura da cui il governo si aspetta di ricavare complessivamente 28,9 milioni.
Detto questo, è evidente che non sia il momento migliore per parlare di aumenti di stipendio. Dal ministero della Funzione pubblica assicurano che di vecchi contratti da rinnovare ne sono rimasti pochi. L’auspicio, a questo punto, è che si faccia in fretta.
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