mercoledì 12 maggio 2010

A2A si allea con la Lega. Nasce il nucleare padano

Dal credito all’energia. Dopo aver annunciato l’assalto alle banche per tutelare gli interessi del popolo del Nord,  l’attivismo leghista si allarga anche al nucleare. Una partita verso cui, formalmente, il Carroccio non ha mai mostrato particolare interesse. Anzi, in campagna elettorale i due candidati-governatori Luca Zaia e Roberto Cota avevano subito messo in chiaro che di fare le centrali in Veneto o in Piemonte non se ne sarebbe parlato. Concetto ribadito senza mezzi termini una volta eletti.
Eppure, c’è chi negli ultimi mesi si è dedicato molto alla possibilità di creare un secondo consorzio alternativo a quello Enel-Edf per gestire il rilancio del nucleare italiano. A seguire il dossier è Bruno Caparini, esperto di impiantistica nucleare, padre del deputato nonché direttore di Telepadania Davide, proprietario del castello di Ponte di Legno dove Umberto Bossi trascorre le vacanze e fedelissimo da sempre del Senatur, che l’ha voluto nel consiglio di sorveglianza di A2A. Organismo in cui siede dal giugno dello scorso anno non senza alcune polemiche legate ad un’esperienza di fallimento societario che sarebbe stata omessa nel curriculum e che avrebbe, secondo i contestatori, messo in discussione i suoi requisiti di norabilità e professionalità.  Scaramucce legate in gran parte ad uno scontro interno con l’ex presidente del consiglio di sorveglianza Renzo Capra.
L’operazione ruota intorno al progetto fortemente sostenuto da Giuliano Zuccoli. Il presidente della multiutility lombarda insiste sull’atomo da più di un anno. Finora, però, il piano è rimasto sulla carta. Anche perché per andare avanti servono non solo finanziamenti, ma anche un partner industriale di peso. E il principale candidato, l’Eni, ha fino ad oggi sempre smentito qualsiasi interesse. Più complicata da percorrere sarebbe la strada del partner straniero, anche se si è parlato della tedesca E.On e della stessa Edison, che A2A controlla insieme ai francesi di Edf. In questo caso, però, l’interesse strategico nazionale dovrebbe essere garantito da un grande investitore finanziario italiano o da un altro socio industriale. Dopo l’ingresso di Ansaldo Energia nel consorzio Enel-Edf non sarà facile trovare un’alternativa.
Un mesetto fa il manager della multiutility lombarda è tornato all’attacco sostenendo che «sul nucleare in Italia non si può avere una sola cordata e neppure una sola tecnologia» e candidando apertamente A2A a svolgere il ruolo del competitor. Dopo un anno di annunci, Zuccoli sembra finalmente intenzionato ad uscire allo scoperto. Il dossier sul nucleare sarà infatti portato oggi ufficialmente sul tavolo del consiglio di gestione di A2A.
Nella riunione il presidente dovrebbe illustrare il progetto della cordata alternativa, la cui parte del leone dovrebbe spettare ad un drappello di ex municipalizzate, affiancate da gruppi specializzati nella tecnologia atomica e da un partner finanziario di spessore.
Ed è qui che potrebbe entrare in gioco lo zampino leghista. Gli amministratori del Carroccio consentirebbero a Zuccoli di avere preziosi alleati negli enti locali che, attraverso il controllo societario delle utility, parteciperebbero alla partita. I primi con cui fare i conti, del resto, sono proprio i comuni che hanno in pancia le azioni A2A, Milano e Brescia. Sia Letizia Moratti sia Adriano Paroli non sarebbero entusiasti di un progetto che nel lungo periodo porterebbe grandi guadagni ma nell’immediato costerebbe qualcosa come 4 miliardi di investimenti. Un po’ troppi considerati i 4,65 miliardi di debiti della multiutility che, fra le altre cose, deve anche sciogliere il nodo della cogestione francese di Edison. Sul fronte finanziario un aiuto leghista potrebbe arrivare attraverso le Fondazioni azioniste dei grandi istituti bancari del Nord, a partire da quelle Intesa e Unicredit su cui il Carroccio ha già detto di voler puntare i riflettori. Di nomi, per ora, non se ne fanno. Oltre alle società già citate sarebbero in pista anche Iride (multiutility controllata dai comuni di Genova e Torino), l’americana Westinghouse, Saipem (Eni) in veste di general contractor, e anche la Cassa depositi e prestiti come possibile finanziatrice. Un fronte, quest’ultimo, su cui l’asse Bossi-Tremonti potrebbe fare la differenza.

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