mercoledì 26 maggio 2010

Finalmente dieci province in meno

Oltre 4mila amministratori, 61mila dipendenti, 14 miliardi complessivi di costo, 160 euro all’anno per ogni cittadino italiano. Sono questi i numeri delle 110 province italiane su cui si è abbattuta ieri la scure del governo. Una vecchia battaglia, quella dell’abolizione degli enti intermedi, sbandierata con forza dal centrodestra, ma anche da molte componenti del centrosinistra, in campagna elettorale e poi accantonata come nulla fosse. Ieri, a sorpresa, dal cilindro del Consiglio dei ministri è spuntata la sforbiciata. Una cura dimagrante, più che un’abolizione, ma è pur sempre qualcosa.
La norma, che non era presente nella bozza della manovra da 24 miliardi entrata in serata a  Palazzo Chigi, sarebbe contenuta in un collegato messo a punto dal ministro della Semplificazione, Roberto Calderoli.
Il testo prevede la soppressione delle Province con un numero di abitanti inferiori a 220mila, che non confinino con Stati esteri e che non siano nelle regioni a Statuto speciale. I calcoli sono presto fatti. Le province sotto i 220mila abitanti sono 22, di queste bisogna però escluderne 6 della Sardegna, una della Valle d’Aosta, una della Sicilia, una del Friuli Venezia Giulia, nonché la ligure Imperia (confinante) la piemontese Verbano-Cusio-Ossola e la veneta Belluno. Ne resterebbero, quindi, 10, la cui sparizione, stando al colore politico dei presidenti, rispetterebbe un principio rigorosamente bipartisan: Isernia (PdL), Massa Carrara (Pd), Matera (Pd), Crotone (Pdl), Vibo Valentia (Pd), Rieti (Pd), Ascoli Piceno (PdL), Fermo (Sinistra e Libertà), Biella (Lega) e Vercelli (commissariata).
La dieta non darà neanche risultati immediati. Per vedere gli effetti bisognerà infatti aspettare le prossime legislature provinciali. Solo allora le competenze e gli uffici saranno trasferiti ad altre province, con notevoli risparmi per le casse dello Stato.
Il valore simbolico della mossa è comunque forte. Così come lo è quello di moltissime misure contenute nella manovra che ieri in tarda serata ha ricevuto il via libera dal Consiglio dei ministri con tanto di richiesta di fiducia già preventivamente approvata. Il mix di interventi per correggere i conti pubblici di 12 miliardi nel 2011 e 12 nel 2012 appare ormai definito, ma il testo vero e proprio non arrivera prima di domani, quando il capo dello Stato, Napolitano, rientrerà dagli Usa. Resta da capire se saranno recuperati i tagli alla presidenza del Consiglio e la stretta sulla Protezione civile, provvedimenti saltati all’ultimo.

Queste le principali misure:
Pubblico impiego: Stop agli aumenti degli stipendi dei dipendenti pubblici già a partire da quest’anno. Il congelamento vale quattro anni, fino al 2013. Stop per due anni al turn over.
Tagli alla politica: sforbiciata dal 5 al 10% a ministri e sottosegretari ma su formazione, consulenze e missioni della Pa si arriva al dimezzamento della spesa. Giro di vite sulle auto blu. Cala del 20% (e non del 50%) il contributo per le spese elettorali.
Manager Pa: sforbiciata dal 5 al 10%. per gli stipendi oltre i 90.000 e oltre i 130.000 euro.
Fisco e comuni: i comuni che collaboreranno alla lotta all’evasione incasseranno il 33% dei tributi statali incassati.
Pensioni e invalidi: La percentuale per gli assegni di invalidità sale all’80%. Rinvio delle finestre per il pensionamento e per il riordino degli enti. La novità è invece l’accelerazione dei tempi per l’aumento dell'età pensionabile a 65 anni per le donne dipendenti del pubblica amministrazione che avverrà a gennaio 2016.
Leggi inutilizzate: Si recuperano risorse attraverso il definanziamento degli stanziamenti improduttivi.
Taglia-enti: Vengono soppressi Ipsema, Ispel e Ipost. Ma anche l’Isae, l’Ice e l’Ente italiano Montagna. Salta o viene ridotto inoltre il finanziamento a 72 enti.
Spesa farmaci: Acquisti centralizzati per le Asl per trattare meglio il prezzo con i fornitori e interventi sui farmaci con una modifica delle quote dei grossisti e dei farmacisti sul prezzo di vendita al pubblico dei medicinali di classe a.
Tagli a enti locali: alle Regioni vengono chiesti tagli per oltre 10 miliardi in due anni (2011 e 2012); ai Comuni e Province risparmi di 1 miliardo e 100 nel 2011 e 2 miliardi e 100 nel 2012.
Tracciabilità: Tetto a 5.000 euro (e non 7.000 come da prime ipotesi) per i pagamenti in contanti. Obbligo di fattura telematica oltre i 3.000 euro.
Bancomat Pa: Addio ai libretti di deposito bancari o postali. In compenso arriva la carta elettronica istituzionale per effettuare i pagamenti da parte delle Pa.
Stangata ai manager: Salgono le tasse sulle stock option e i bonus dei manager che eccedono il triplo della parte fissa della retribuzione.
Case fantasma: Sanatoria sugli immobili fantasma entro il 31 dicembre.
Sud: Le regioni del Mezzogiorno avranno la possibilità di istituire un tributo sostitutivo per azzerare l’Irap a carico delle nuove imprese
Sir:  addio al Comitato Sir che prese in carico le società chimiche di Nino Rovelli.


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