giovedì 6 maggio 2010

Lo Sviluppo economico è una posizione strategica per gestire gas e nucleare

Gas e nucleare. Ma anche gli incentivi alle imprese in difficoltà, il caso Termini Imerese, il protocollo coi benzinai per contenere il prezzo del carburante. Sono tanti i dossier aperti sulla scrivania di Claudio Scajola. Partite centrali per l’economia del Paese, soprattutto in una fase in cui sarà necessario cogliere e sfruttare tutti i segnali di ripresa per uscire dalla crisi. Solo qualche mese fa nell’elencare i compiti per il futuro, il ministro dello Sviluppo aveva indicato le priorità. Da una nuova politica industriale, che introduca il contratto di rete d’impresa per superare la logica dei distretti, alla riforma degli aiuti alle imprese, con forti snellimenti delle procedure e un maggior ricorso ai cofinanziamenti pubblico-privato. Dalla riforma degli enti di internazionalizzazione, fino a quella dei consorzi agrari.
Ma al primo posto, inutile dirlo, c’era la  nuova strategia energetica nazionale. A partire dalla delicata partita sul gas, in cui la posta in gioco, altissima, è contemporaneamente economica e politica. La grana Scajola arriva proprio all’indomani del vertice italo-russo con cui Silvio Berlusconi aveva celebrato un patto a tre con Putin e Sarkozy per accelerare sul progetto South Stream. Il gasdotto strategico realizzato dall’Eni e dalla russa Gazprom (ed è pronta ad entrare anche la francese Edf) per portare il metano in Europa (e in Italia ovviamente) bypassando l’Ucraina. Appesi al progetto ci sono, nell’ordine, un business stratosferico per il Cane a sei zampe, la garanzia di maggiori approvvigionamenti per l’Italia, il rafforzamento dell’asse con il presidente russo, l’uscita dall’angolo in cui Germania e Usa avevano schiacciato il nostro Paese sulla politica energetica attraverso il sostegno al progetto di gasdotto alternativo Nabucco. Ma nelle mani del ministro dello Sviluppo c’è anche il futuro del nucleare. Una partita dal ritorno meno immediato in termini economici, ma fondamentale sul piano dell’immagine e del consenso.
Due fronti, gas e nucleare, cui Berlusconi tiene moltissimo. È per questo che al di là del toto-nomine per la successione di Scajola una cosa è stata chiara a tutti fin da subito. Alla guida dello Sviluppo economico potrà andare soltanto un fedelissimo del Cavaliere. Non ci sono richieste o rivendicazioni che tengano, né presunte quote leghiste. La scelta ricadrà su un uomo del suo entourage. Romani o Cicchitto, due nomi circolati nelle ultime ore, avrebbero entrambi i requisiti. Ma la decisione sarà ponderata. Nell’attesa, non è escluso un interim. Del resto, chi è più fidato di se stesso?

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