mercoledì 12 maggio 2010

Il rigore di ragionier Giulio piace al mercato dei bond

L’Italia ha dovuto indorare un po’ la pillola, ma alla fine gli investitori non si sono tirati indietro. I 5,5 miliardi di Bot a 12 mesi sono andati via con una richiesta che ha sfiorato il doppio dell’offerta. Esito tutt’altro che scontato per il primo esame dopo il piano europeo anti-crisi. Considerato anche il contesto di forte incertezza e confusione che ieri ha fatto ripartire le pressioni sull’euro e piombare di nuovo i listini europei sotto lo zero dopo l’euforia esplosa  lunedì.
Qualcuno sostiene che lo scoglio vero sarà quello di domani, quando il Tesoro dovrà collocare 1,5-3 miliardi di titoli a cinque anni e 1-2 miliardi a 15 anni. Per adesso Giulio Tremonti incassa l’ennesima fiducia del mercato sul debito italiano. L’asta di ieri allontana un altro po’ il rischio contagio e premia il ruolo dell’Italia nel portare avanti un piano anticrisi che il ministro dell’Economia aveva già proposto per contrastare i fallimenti delle banche all’inizio della bufera.
Qualcosina in più del solito, tuttavia, il titolare di Via XX Settembre ha dovuto concedere. Per rendere più appetibili i titoli il Tesoro si è trovato costretto a pagare un rendimento dell’1,442 per cento. Si tratta di uno 0,5 in più rispetto all’ultima collocazione di Bot sul mercato, che riporta il premio ai livelli di febbraio 2009. Un prezzo che secondo gli esperti di Unicredit non mette comunque in ombra il risultato dell’asta. Tanto più, spiegano dall’istituto di credito, che «lo spread fra il Btp italiano e il Bund tedesco si è mantenuto su livelli piuttosto stabili a 103,8 punti, in lieve rialzo rispetto a quota 100 toccata lunedì. Il che significa che il titolo non è stato scaricato subito dopo l’asta e ha tenuto anche sul mercato secondario. Diversa l’opinione del Financial Times, che nell’edizione online ha subito puntato il dito sul fatto che l’Italia per attirare gli investtitori abbia «dovuto pagare il più elevato rendimento sui bond annuali», sottolineando che non si tratta di un buon segnale. Premio o no, dalla partita sul debito sono ancora esclusi i piccoli risparmiatori. Malgrado il rialzo di ieri, infatti, il rendimento del Bot annuale, al netto di tasse e commissioni, resta inferiore all’1 per cento. Troppo poco per convincere i Bot-People.
Tutto sommato positivo, vista la situazione di instabilità, è stato anche il messaggio lanciato ieri dal Fondo monetario internazionale. Messaggio che piacerà soprattutto a Tremonti. L’Fmi ha infatti ribadito le difficoltà dell’Italia ad uscire dalla recessione, ma indicato i nostri conti pubblici come i più virtuosi d’Europa. Una sorta di medaglia appuntata sul petto del ministro dell’Economia, la cui politica del rigore, per quanto discussa e contestata, permetterà all’Italia di chiudere il 2010 con un deficit/pil al 5,2% (rispetto al 5% previsto da Tremonti) al di sotto della media Ue del 6,8%, ma soprattutto al di sotto del 5,7% tedesco e dell’8,2% francese.
Le caso vanno un po’ peggio sul fronte della crescita. Qui, malgrado Tremonti si ostini a prevedere un +1% per la fine dell’anno, l’Fmi ha ribadito le sue precedenti stime, che non ci vedono andare oltre lo 0,8%. Con prospettive non brillanti anche per gli anni successivi. Nel 2011 la nostra economia avanzerà solo dell’1,2%, contro un pil dell’area euro in rialzo dell’1,5% grazie soprattutto al traino di Francia (+1,8%) e Germania (+1,7%). Il rallentamento della crescita italiana è, secondo l’Fmi, «un sintomo della scarsa competitività della nostra economia». Ed è anche a causa di ciò, si legge ancora, che l’Italia rientra in quel gruppo di Paesi dell’area che il prossimo anno «emergeranno più lentamente dalla recessione».
Intanto da Bruxelles iniziano a filtrare le ipotesi di modifica del Patto di stabilità a cui sta lavorando la Commissione Ue. Il cuore della proposta, che può essere realizzata senza modifiche dei trattati Ue, ruota intorno al rafforzamento della vigilanza preventiva sulle manovre di bilancio e sulle riforme strutturali degli Stati membri. In secondo luogo Bruxelles prevede di rendere vincolante il parametro sul debito pubblico oltre a quello sul deficit; di sanzionare i Paesi poco virtuosi; di creare un meccanismo permanente di risoluzione delle crisi e di potenziare il controllo di Eurostat sulla veridicità delle statistiche nazionali.