Venti miliardi dal contenimento della spesa pubblica per acquisti di beni e servizi. Quindici miliardi dai trasferimenti a fondo perduto alle imprese (in cambio di zero fisco per 5 anni). In tutto 35 miliardi di tagli alla spesa corrente per aggiustare i conti pubblici e rilanciare lo sviluppo. Il programma, visto il gran parlare che si è fatto in questi giorni di sforbiciate alla spesa improduttiva, potrebbe sembrare quello di Giulio Tremonti. In realtà, le cifre sono quelle della contromanovra di Mario Baldassarri. Numeri su cui l’economista del PdL diede battaglia, senza successo, durante l’accesa discussione della scorsa Finanziaria. Allora il presidente della commissione Finanze del Senato fu zittito sostenendo che la proposta era esagerata e rischiosa. Qualcuno, disse il ministro dell’Economia riferendosi al professore, «pensa che si possano tagliare le tasse con la macelleria sociale. Non c’è riduzione fiscale che valga quanto conservare la sanità e le pensioni». Ora che non si tratta più di ridurre le tasse, ma di salvare l’euro e l’Europa puntellando i conti pubblici, di macelleria sociale non si parla più. E tra le ipotesi su cui il ministro Tremonti sta lavorando per mettere insieme la finanziaria correttiva c’è proprio, in prima fila, quella di aggredire la spesa improduttiva, comprese sanità e pensioni, di cui si pensa quanto meno di ridurre gli sprechi o di congelare le finestre d’uscita. Ora che Bruxelles sta col fiato sul collo dell’Italia quei 35 miliardi di tagli (prelevati per la maggior parte dai soldi che le amminsitrazioni locali continuano a prosciugare in barba al Patto di stabilità interno), senza toccare lo stato sociale, potrebbero fare comodo. E il modo in cui recuperarli è tornato di stretta attualità. Durante lo scorso autunno la proposta di Baldassarri, considerato molto vicino al presidente della Camera, fu subito derubricata come l’ennesimo sgambetto dei finiani al governo.
Da allora molte cose sono cambiate anche nel rapporto tra Fini e il governo. E il fatto che i finiani abbiano scelto di mantenere un profilo basso nei giorni in cui tutti discutono di manovra potrebbe non essere casuale. Sarebbe curioso, del resto, non rivendicare la primogenitura politica della necessità di abbattere i costi improduttivi della pubblica amministrazione proprio mentre quei tagli vengono invocati. Baldassari, qualche giorno fa, ha speso qualche parola sul suo progetto. Che è scritto da mesi nero su bianco, con numeri e tabelle, nei dossier dell’associazione Economia reale. Non appena sulla manovra si alzerà il velo, c’è da scommettere che il professore tornerà a far sentire con più forza la sua voce. E con lui tutta la truppa dei finiani. Del resto, prima o poi, il decreto in Parlamento ci dovrà passare.
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