giovedì 20 maggio 2010

Tremonti taglia tutto. Pronta una manovra da quaranta miliardi

«Sarà dura», ha detto lunedì Umberto Bossi. Potrebbe essere durissima. Stando alle indiscrezioni che circolano in ambienti vicini a Via XX Settembre i tecnici del Tesoro sono al lavoro su varie ipotesi di manovra. Tutte ben chiuse nel cassetto in attesa di verificare gli sviluppi della situazione internazionale. Alcune andrebbero ben al di là dei 26 miliardi di cui si è discusso finora. Ma anche dei 30 ventilati per una possibile correzione più muscolare dei conti pubblici. Il piano B da tirare fuori dal cilindro se le cose dovessero mettersi male, potrebbe arrivare addirittura a sfiorare i 40 miliardi, sempre spalmati su due anni. Dal Tesoro, ovviamente, smentiscono con decisione. Ma non è così bizzarro pensare che Giulio Tremonti non voglia farsi cogliere impreparato da eventuali richieste di maggiori impegni provenienti dall’Europa.
Presto, comunque, i nodi dovrebbero essere sciolti. In serata il ministro ha illustrato la manovra al premier Silvio Berlusconi, mentre nel pomeriggio Tremonti ha ricevuto le parti sociali. Un incontro a cui, come già accaduto la scorsa settimana, non avrebbe partecipato la Cgil. Al vertice sarebbero invece intervenuti la presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia e i rappresentanti delle altre organizzazioni sindacali.
Oggi, probabilmente, le linee guida della manovra finiranno anche sul tavolo del Consiglio dei ministri per una prima ricognizione.
Intanto, si continua a ragionare sui vari capitoli di spesa che finiranno sotto la scure di Tremonti. Anche alla luce dei calcoli effettuati dalla Corte dei Conti, secondo la quale sul versante del contenimento della spesa pubblica c’è poco da fare. Nel rapporto sul coordinamento della finanza pubblica relativo al 2009, i magistrati spiegano che «ci sono margini strettissimi, visto che degli 80 miliardi interessati, 20 sono di investimenti fissi lordi e contributi alle imprese e 22 di consumi intermedi». E su questi «il fondo del barile è stato raschiato abbastanza».
Il ministro Maurizio Sacconi ha comunque confermato che i falsi invalidi saranno sicuramente tra i bersagli della manovra. «È una delle aree, ha spiegato il ministro del Welfare, «nelle quali siamo impegnati. Serve una buona e tempestiva selezione delle domande». Immediata la risposta del presidente dell’Inps, Antonio Mastrapasqua, che sul contrasto ai falsi invalidi ha già ottenuto ottimi risultati. «Se il governo vuole affidarci un’ulteriore sfida, siamo pronti», ha detto, sottolineando però che proprio grazie al lavoro dell’Istituto «dopo 30 anni ci sono i primi risultati: il 50% di domande in meno e il 15% delle domande bocciate».
Tra le ipotesi allo studio del Tesoro ci sarebbe poi un concordato con adesione in tre tempi finalizzato alla regolarizzazione degli immobili fantasma di cui si è parlato nei giorni scorsi. La misura prevede la possibilità di far riemergere il bene dalla clandestinità immediatamente, entro un bimestre, tramite il pagamento delle imposte dovute relativamente alle ultime due annualità. L’opzione di un seconda finestra, che si aprirebbe entro sei mesi, consentirebbe di mettersi in regola, ma pagando il dovuto per le ultime cinque annualità. Entro queste prime due scadenze non sarebbero dovute sanzioni. Che invece scatterebbero se i tempi di regolarizzazione fossero più lunghi. Sembra dunque tramontata l’ipotesi del pagamento dell’una tantum per la regolarizzazione catastale. È, intanto, in corso la ricognizione dell’Agenzia del Territorio per stabilire quanti degli immobili “fantasma” finora mappati potrebbero essere fonte di gettito per l’Erario. Al momento, le stime indicano entrate per 1-1,5 miliardi.
Sui tagli alla “casta” si ragiona su un taglio ai Parlamentari tra il 10 e il 15%, ma l’ultima ipotesi di cui si discute è un «contributo» del 10% per tutti gli stipendi dei dirigenti pubblici superiori ai 100mila euro annui da introdurre per un periodo temporaneo di due o tre anni. Un intervento chiaramente simbolico, visto che la stessa Corte dei Conti ieri ha ribadito che da questo tipo di interventi non si potrà recuperare granché. Sul carattere “etico” della manovra, ieri è tornato anche Sacconi, che ha indicato tre linee di intervento. Riorganizzare le strutture centrali della spesa pubblica, «porre sotto responsabilità la spesa a livello regionale» e rilanciare la sussidiarietà, rivolto a «costruire un modello di protezione e inclusione sociale più efficace».
 
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