giovedì 27 maggio 2010

I finiani preparano l’assalto alla manovra. Parla Della Vedova

I finiani, per ora, hanno scelto il basso profilo. In linea con il clima di collaborazione che gli sherpa del presidente della Camera stanno ristabilendo in questi giorni con il Cavaliere. Un clima che Benedetto Della Vedova non vuole assolutamente incrinare. Questo non significa, però, secondo l’ex radicale vicino a Gianfranco Fini, dover restare in silenzio. Anche perché, spiega, «la Finanziaria varata dal governo va nella giusta direzione».

Però?

«Però dobbiamo essere consapevoli che l’Italia deve vaccinarsi contro il virus greco per diventarne immune. Un virus che è la miscela esplosiva di due fattori: l’entità del debito e la scarsa vitalità dell’economia che si trova sotto quel debito».

I tagli voluti da Tremonti serviranno proprio a riportare in equilibrio i conti...

«La manovra affronta con misure di emergenza il primo fattore. Ci sono interventi largamente positivi in termini di tagli e di contrasto all’evasione. Così come di riduzione del perimetro dello Stato, che mi sembra rispondere ad un’impostazione sanamente liberale».

Allora cosa c’è che non va?

«Resto convinto che oltre ai tagli si debba in primo luogo accelerare il lavoro tremontiano sulla valorizzazione e la parziale cessione del patrimonio pubblico sia immobiliare che mobiliare. In quest’ottica mi lascia perplesso anche il federalismo demaniale, che va in gran parte ad abbattere il debito degli enti locali spesso generato da operazioni spericolate di finanza creativa. Sarebbe più efficace procedere con un piano di privatizzazioni sia sul piano nazionale sia sul piano locale. Perché lo statalismo municipale non è peggiore di quello centrale».

Qualche esempio?

«Penso alle utility controllate dai Comuni, alle Ferrovie, alle Poste, ma partirei emblematicamente dalla Rai, che deve essere restituita al mercato prima che fallisca e diventi un onere per la collettività pià grande di quanto sia ora».

E poi?

«Poi mi piacerebbe maggiore coraggio sulle pensioni. Il capitolo va assolutamente ridotto a favore delle altre voci di spesa sociale, dove l’Italia è drammaticamente al di sotto degli standard europei. Se in Francia si parla di andare in pensione a 70 anni ci sarà un motivo. A chi dice che in Italia il sistema è in equilibrio vorrei ricordare che non lo è affatto dal punto di vista generazionale e che più tardi si affronterà la questione più costerà rimettere la previdenza sui giusti binari».

E sul secondo aspetto del virus, cosa manca nella Finanziaria?

«Qui è il problema principale. Sul fronte della crescita nella manovra c’è la riduzione dell’Irap per le imprese del Sud, che è sicuramente importante perché lìeconomia sostiene il debito e l’economia la fanno le imprese. Bisogna però fare di più per favorire la concorrenza, per aprire i mercati, per abbassare la pressione fiscale, magari scambiando gli incentivi con la detassazione».

Tremonti direbbe che è un vecchio linguaggio degli anni ’90...

«È il linguaggio delle riforme che saranno necessarie per garantire la tenuta del sistema italiano».
 
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