lunedì 3 maggio 2010

Nessun contagio sui titoli di Stato, ma rispunta l’ipotesi “manovrina”

Era a Berlino, ieri, Giulio Tremonti. Impegnato in una conferenza dell’Aspen Institute alla quale oggi parteciperà anche il ministro delle Finanze tedesco Wolfgang Schauble. Sarà l’occasione per fare il punto sulla crisi greca. Ma la notizia che il titolare dell’Economia aspettava con ansia è quella arrivata verso l’ora di pranzo da Roma, dove si è tenuta l’asta per 6,5 miliardi di Btp a tre e dieci anni. Le paure della vigilia non si sono concretizzate. I titoli del Tesoro sono stati tutti assegnati, con una domanda abbastanza sostenuta (circa 10 miliardi) e rendimenti che non sono affatto schizzati come qualche pessimista aveva previsto. Anzi, il differenziale fra i rendimenti del Btp decennale italiano e il Bund tedesco che nei giorni scorsi era balzato oltre quota 120 è tornato a scendere intorno ai 100 punti. Il risultato dell’asta, si legge in una nota di Unicredit, «allontana i timori degli investitori per effetti di contagio sull’Italia».  Insomma, lo Stivale, per quanto appesantito dal maxi-debito, sembra reggere il passo senza troppe difficoltà. Ieri, del resto, la tensione si è alleggerita anche sul fronte internazionale. I mercati europei hanno ripreso a correre (con la Borsa di Atene balzata di oltre il 7%) nella convinzione che i prestiti di Eurozona e Fmi alla Grecia saranno decisi nei prossimi giorni. E anche i rendimenti obbligazionari degli Stati coinvolti nel bufera si sono raffreddati.
Questo non significa che Tremonti possa tirare i remi in barca. Tutt’altro. La crisi greca permette al ministro di respingere con facilità gli attacchi del cosiddetto partito della spesa o di chi, come le imprese ed alcuni settori della stessa maggioranza, non ha perso le speranze di poter intervenire sulla pressione fiscale con maggiore incisività di quanto prospettato. Ma allo stesso tempo lo costringe a mettere i conti pubblici sotto un controllo ancor più stringente. Se prima quel 5% del rapporto deficit/pil previsto dal governo per il 2010 poteva essere un obiettivo da tenere presente, ora è diventato un vero e proprio diktat. Tremonti non può consentire un seppur minimo sforamento che, vista la situazione, sarebbe letto dagli investitori come un allarme rosso. Nessun pericolo dovrebbe arrivare dal prestito per la Grecia di 5,5 miliardi, che il ministro preleverà dal conto di tesoreria senza impatto sull’indebitamento. E un po’ di ossigeno arriverà dal gettito dello scudo fiscale, la cui proroga si chiude oggi. Ma l’ipotesi di una correzione in corsa, la tanto chiacchierata manovrina estiva, diventa sempre più concreta. Lo stesso Silvio Berlusconi, durante la cena di mercoledì con i senatori del Pdl, non ha escluso la possibilità, posticipando però l’intervento a dopo l’estate. «È inutile nasconderlo», avrebbe detto il premier raccontando di un incontro di tre ore con Tremonti, «la situazione preoccupa». Nessuna conferma arriva ovviamente dal Tesoro, che anzi in serata ha fatto circolare una secca,  per quanto ufficiosa, smentita alle indiscrezioni. Lo stesso Tremonti da Berlino avrebbe detto che su questo punto «si accettano scommesse».

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