venerdì 14 maggio 2010

L’Europa vuole mettere a dieta l’Italia

La cinghia va stretta un altro po’. E subito. Chi pensava di poter aspettare il nuovo e più severo Patto di stabilità per inaugurare la linea del rigore estremo sui conti pubblici è stato gelato ieri dalla Bce, che ha chiesto ai governi dell’eurozona un impegno immediato sui saldi di bilancio. «Dagli ultimi dati», si legge nel Bollettino mensile, «emerge che per correggere gli ampi squilibri sarà, in generale, necessario intensificare gli sforzi». Per essere più chiari, il risanamento dovrà «superare in misura considerevole l’aggiustamento strutturale dello 0,5% del Pil su base annua stabilito come requisito minimo nel Patto di stabilità». E più «più si aspetterà a correggere gli squilibri», avverte la Bce, «maggiore risulterà l’aggiustamento necessario e più elevato sarà il rischio di subire un danno in termini di reputazione e fiducia». Insomma, non c’è tempo da perdere.
L’invito è chiaramente rivolto a tutti. Le previsioni per il 2010, del resto parlano di una media europea del rapporto deficit/pil al 6,8%, oltre il doppio del tetto previsto inizialmente dai parametri di Maastricht. Nel club c’è anche l’Italia, malgrado l’ottimismo del Fondo monetario, che qualche giorno fa ha stimato l’indebitamento del nostro Paese per il 2010 al 5,2%, al di sotto di quello tedesco (5,7%) e francese (8,2%). Previsioni incoraggianti, che devono però essere affiancate a un debito che schizzerà al 118% del Pil e a una crescita inferiore al resto d’Europa. Tremonti, in altre parole, dovrà fare bene i suoi calcoli. Basterà la manovra da 25 miliardi in due anni prevista dal ministro dell’Economia?  Secondo Maurizio Sacconi la Finanziaria già annunciata dal governo «sarà consistente e significativa, anche superiore alle esigenze richieste dai parametri Ue». Il ministro del Welfare ammette comunque che «sarà necessario ridurre il perimetro della spesa pubblica». In effetti, guardando i numeri, Tremonti si sta muovendo sul filo del rasoio. I 25 miliardi (che equivalgono all’1,6% del Pil) dovrebbero servire, stando a quanto si legge nella Relazione unificata sull’economia presentata pochi giorni fa, a ridurre il deficit/pil strutturale (cioè al netto delle una tantum) dello 0,8% nel 2011 e dello 0,5% nel 2012. Un altro 0,5% di rientro è stimato per l’anno in corso. Questo significa, facendo una media, che l’aggiustamento dei conti non è così superiore a quello richiesto e, anzi, qualsiasi errore nelle previsioni (quelle sul 2010 del governo, ad esempio, non coincidono né sul deficit né sul Pil con quelle degli organismi internazionali) farebbe scendere l’asticella al di sotto della soglia di sicurezza.
 Del resto, proprio ieri la Bce ha tagliato le stime di crescita di Eurolandia (dall’1,4 all’1,3%) e ha ribadito che la crisi finanziaria potrebbe rallentare ulteriormente la corsa. Brutte notizie arrivano anche sull’occupazione, che è balzata oltre il 10% e rischia di raggiungere il 10,4% fra meno di un anno. Notizia che ha fatto immediatamente scattare l’allarme della Cgil, che chiede «certezza di ammortizzatori adeguati per tutto il 2011» e «tutele per chi è privo di ogni protezione e per i tanti che termineranno il periodo di disoccupazione senza trovare lavoro». In sostanza, altri soldi pubblici da spendere. Mentre i tecnici di Tremonti tentano di sbrigliare la matassa, il ministro incassa però la seconda fiducia degli investitori sul debito nel giro di pochi giorni. Quello di ieri, secondo molti osservatori che avevano storto il naso sui rendimenti eccessivi dei Bot collocati lunedì, era il vero esame da superare. Ebbene, il Tesoro ha piazzato senza problemi 3 miliardi di Btp a 5 anni e 2 miliardi con scadenza 15 anni, con richieste che hanno superato abbondantemente l’offerta. Sui rendimenti, sono andati benissimo i titoli a 5 anni, con un calo di 7 punti, ai minimi storici. Un  po’ peggio quelli a 15, con tassi saliti di 2 punti. Complessivamente, però, il differenziale fra Btp e Bund tedesco continua a ridursi. Ieri ha raggiunto quota 95 punti.

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