venerdì 28 maggio 2010

Marcegaglia insoddisfatta: «Ora servono le riforme»

Si poteva, e si dovrà, fare di più. È questo il senso della relazione di Emma Marcegaglia, che raccoglie il più lungo dei 37 applausi sui tagli ai costi della politica, «l’unico settore che non conosce né crisi né cassa integrazione». Ma la cura dimgrante per la Pubblica amministrazione contenuta nella manovra è «solo un buon inizio».
Di fronte agli oltre 3mila imprenditori riuniti per la sua terza assemblea annuale di Confindustria da presidente, la Marcegaglia snocciola numeri e dati da far venire i brividi. Sette punti di Pil e oltre 700mila posti di lavoro persi, 100 trimestri di produzione industriale bruciati, con un crollo del 25%, che ha riportato l’Italia indietro fino al 1985. Da qui, dal «pesantissimo» bilancio della crisi, bisogna ripartire. Pieno sostegno, dunque, «alla linea del rigore del ministro dell’Economia» e alle «misure, che Confindustria chiede da tempo, contenute nella manovra» del governo.

Oltre l’emergenza
Ma per uscire dalla palude occorre altro. Bisogna guardare oltre l’emergenza. Servono «interventi strutturali per incidere sui meccanismi della spesa pubblica» e, soprattutto, «riforme per rilanciare lo sviluppo». A partire da quella fiscale, su cui la Marcegaglia riceve la seconda ovazione degli imprenditori. Ma la lista è lunga. Sul fronte della spesa, avverte la presidente di Confindustria, «nessuna voce è intoccabile». Occorrono «tagli agli stipendi pubblici (cresciuti dal 2000 del 16% rispetto al 3,9% di quelli privati), aumenti dell’età effettiva di pensionamento, revoca delle false invalidità, tagli alla sanità». Perché «mettere in ordine i conti pubblici non basta e non è duraturo senza riforme strutturali che modifichino l’operare dello Stato, il perimetro della sua azione, la stessa concezione della sua funzione». Ma per tornare a crescere non saranno sufficienti neanche i tagli. Serve «un cambio di marcia» su infrastrutture, energia, ricerca, capitale umano, fisco e giustizia. Sono le «questioni cruciali» da affrontare per «rivitalizzare il Paese» contenute nel progetto Italia 2015. Un decalogo per «ridare competitività alle imprese, generare più reddito, investimenti, occupazione».
La riforma fiscale, sottolinea la Marcegaglia, «è importantissima» e Confindustria è disponibile «a un’iniziativa condivisa con le altre parti sociali» per «ridurre le tasse su imprese e lavoratori, i due pilastri che sostengono il Paese». Per le infrastrutture «occorre una riforma delle regole che abbia come obiettivo di realizzare opere di qualità con tempi e costi certi». Per valorizzare il capitale umano, secondo Marcegaglia, va «data piena autonomia alle scuole e alle università». La riforma in discussione in Parlamento, «seppur timida, va nella giusta direzione».

Opposizione dura
Altro capitolo cruciale è quello  delle liberalizzazioni nel commercio e nelle professioni. «Se governo e maggioranza persistono in questa marcia indietro», avverte la Marcegaglia, «noi ci metteremo di traverso e sarà opposizione dura». Gli occhi ora sono puntati sul Parlamento, dove le misure di rigore della manovra, che sono «il frutto di una scelta politica non maturata con senso di responsabilità, ma imposta dai mercati»,  devono essere «rafforzate e non indebolite». Per farlo serviranno «condivisioni e non divisioni». Politici, imprenditori e sindacati devono lavorare insieme, sedersi attorno ad un tavolo «per una grande Assise», una grande intesa per la crescita. Perché «è la lenta crescita la vera emergenza nazionale».

Tutti con Emma
Le risposte all’appello non sono mancate. A partire da quella del leader della Cgil, Guglielmo Epifano, che si è detto disponibile «a discutere». Apprezzamenti sono arrivati anche da Cisl e Uil.
Sul fronte politico è arrivato il sostegno pieno del viceministro allo Sviluppo, Adolfo Urso, sulla necessità sia di «fare di più sulle riforme strutturali» sia di «intensificare il processo di liberalizzazione». Le analisi della Marcegaglia e, «in massima parte», anche i rimedi prospettati hanno raccolto il consenso anche del ministro della Pa, Renato Brunetta, secondo il quale molte delle proposte «corrispondono già a precise linee dell’azione amministrativa». A Maurizio Sacconi non è invece piaciuta l’idea dell’assise. «Non è il momento dei convegni, ma dei fatti», ha detto. Ma il ministro del Welfare si è detto d’accordo sull’importanza «degli interventi struttrali». Quanto alle polemiche della vigilia, al fianco della Marcegaglia si è schierato anche l’ex presidente di Confindustria, Luca Cordero di Montezemolo, accusato di essere il “grande cospiratore” delle critiche degli ultimi giorni verso Viale dell’Astronomia. «Non c’è alcun complotto», ha spiegato, «tra me e Emma c’è un rapporto profondo».

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