mercoledì 19 maggio 2010

Tremonti presenta il conto a evasori e finti invalidi

Lacrime e sangue. Ma solo per chi se lo merita. Perché la manovra non sarà soltanto «correttiva», ma anche «etica». Dopo aver stoppato con durezza le indiscrezioni «confuse» e «confusionarie» circolate intorno alle misure allo studio per l’aggiustamento dei conti pubblici, ieri Giulio Tremonti ha voluto dire la sua. Un contributo alla chiarezza non eccessivamente generoso, quello arrivato da Bruxelles al termine dell’Ecofin, che è comunque servito a stabilire alcuni punti fermi. Niente aumenti delle tasse, niente interventi sul sistema pensionistico e stretta su evasori e falsi invalidi. Quanto alla “casta”, il ministro dell’Economia non ha voluto rivelare nulla, ma ha spiegato che «il taglio degli stipendi dei parlamentari del 5%» lo fa «sorridere». Quello, ha ironizzato, «è solo l’aperitivo».
Tremonti ha comunque ribadito che le classi più deboli non saranno colpite: «Non metteremo le mani in tasca agli italiani». Sulle pensioni il ministro non si è sbilanciato: «In Italia abbiamo il sistema previdenziale più stabile d'Europa. E se mi chiedete se stiamo stravolgendo il sistema pensionistico vi dico di no, perché il sistema funziona». Parole che secondo l’economista del Pdl, Giuliano Cazzola, non escludono interventi sulle finestre che produrrebbero risparmi da 800mila ad un miliardo di euro.
Ma nel mirino ci sono principalmente gli sprechi, la corruzione e le irregolarità che gonfiano la spesa, con un «uso non appropriato del denaro pubblico». «Ridurremo il peso della mano pubblica lì dove è meno produttiva e dove non ha effetti recessivi», ha spiegato. Gli esempi citati dal ministro sono quelli già circolati all’indomani della presentazione della Relazione unificata sull’economia al Consiglio dei ministri. In primo luogo gli assegni di invalidità. «La spesa dal 2001 ad oggi, col Titolo quinto che ha dato alle Regioni poteri di spesa ma non di presa, è salita da 6 miliardi di euro a 16 miliardi di euro, un punto di Pil». Qui, secondo i calcoli fatti dagli esperti del Tesoro, sarebbe possibile recuperare qualcosa come 4 miliardi di euro. Somme che vanno a persone che non hanno alcun diritto. Ma il monitoraggio della spesa sarà serrato, anche sulle risorse erariali che finiscono in pancia agli enti locali. «Esistono trasferimenti dal ministero degli Interni ad una platea di Comuni», ha detto Tremonti, che ammontano a 15 miliardi di euro ogni anno. I margini di intervento sono dunque enormi». Proseguirà poi la stretta, già prevista dalla manovra triennale varata nel 2008, sull’evasione fiscali. Con controlli intensificati a partire dai contribuenti che dichiarano di non avere alcun reddito e da chi sostiene di risiedere all’estero.
Il ministro ha però voluto mettere in chiaro che da Bruxelles non ci saranno pressioni indebite, come qualcuno paventava. «L’Italia ha già ricevuto nel dicembre scorso indicazioni dalla Ue per la correzione dei propri conti e noi intendiamo rispettare quegli impegni e quei numeri. Non ci è stato chiesto nient’altro», ha precisato Tremonti sottolineando la differenza da quanto accaduto per Spagna e Portogallo. La manovra, che il governo intende varare «prima di luglio» e che oggi lo stesso titolare di via XX Settembre illustrerà nelle sue grandi linee Silvio Berlusconi, si conferma dunque finalizzata ad una correzione del deficit dello 0,8% sia nel 2011 che nel 2012, per un ammontare complessivo di circa 26 miliardi di euro.
In serata anche Umberto Bossi ha confermato che la manovra sarà «dura», pur ammettendo di non conscerne i dettagli, tranne «le liti tra Brunetta e Tremonti, che sono all’ordine del giorno». Su un eventuale aumento delle tasse, il leader del Carroccio ha commentato: «Speriamo di no, sono già molto alte nel Paese».
Quanto ai temi discussi dall’Ecofin, Tremonti ha mostrato soddisfazione per l’accordo raggiunto sulla regolamentazione degli hedge fund, nonostante i malumori inglesi: «È un esempio di come debba essere la politica a dettare le regole». In merito alla proposta della Commissione Ue di armonizzare le politiche di bilancio con un controllo più stretto sul debito, il ministro si è detto d’accordo, a patto che «si consideri tutto il debito, quello pubblico e quello privato».

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