domenica 30 maggio 2010

Tremonti alle prese col verdetto di Draghi accelera sulla mini-riforma delle pensioni

C’è grande attesa per le considerazioni finali che il governatore Mario Draghi leggerà domani mattina in Bankitalia. Soprattutto dalle parti di Via XX Settembre, dove si teme l’ennesimo affondo sulla politica economica del governo. Del resto, nelle sue quattro relazioni annuali e nei numerosi interventi pubblici, anche recenti, il numero uno di Via Nazionale non ha mai mancato di invocare con forza le riforme strutturali come unica strada per consolidare i conti dello Stato e tornare a crescere. Quelle stesse riforme su cui giovedì scorso ha puntato il dito la presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia, denunciandone l’assenza dalla manovra messa a punto da Giulio Tremonti.


Di sicuro, però, le riflessioni di Draghi non potranno entrare nel dettaglio. Da quando il Consiglio dei ministri ha varato la finanziaria, il testo è cambiato anche più di una volta al giorno. La versione definitiva è forse quella arrivata ieri mattina nelle mani del Capo dello Stato. Troppo tardi per finire sotto la lente d’ingrandimento degli esperti di Via Nazionale che in queste ore stanno limando il discorso del governatore.

Una casualità dettata dagli eventi? Non del tutto. Secondo alcune indiscrezioni trapelate da Via XX Settembre, oltre al braccio di ferro tra il ministro dell’Economia ed alcuni settori della maggioranza, a ritardare la stesura finale della manovra sarebbe stato anche il tentativo di sottrarre il testo al verdetto di Draghi.

Poco casuale, in quest’ottica, sembra essere anche la tempestiva firma di Tremonti e del ministro Maurizio Sacconi arrivata ieri sul regolamento attuativo che rende operativa la norma che lega l’eta pensionabile all’aspettativa di vita a partire dal 2015, come stabilito dal decreto anticrisi dello scorso anno. Un provvedimento che si va ad aggiungere all’accelerazione sull’equiparazione uomo-donna per le pensioni del pubblico impiego, inserita nella finanziaria varata martedì, e che dovrebbe attutire la scontata bordata di Draghi sull’instabilità del sistema previdenziale. L’innalzamento dell’età pensionabile è infatti un vero e proprio cavallo di battaglia, su cui il governatore insiste da tempo in tutti i suoi interventi.

La questione va al di là della rivalità personale fra Tremonti e il governatore. Le preoccupazioni espresse dal ministro ai collaboratori più stretti riguarda la reazione dei mercati internazionali alle misure correttive messe a punto dal governo. Uno sgambetto di Draghi potrebbe aumentare il clima di sfiducia già presente negli investitori e rendere assai più complicato far passare l’idea che l’Italia è fuori pericolo.

Da Via Nazionale fanno ovviamente sapere che il governatore si guarderà bene dall’assumere atteggiamenti irresponsabili nei confronti del Paese. Questo non significa che mancheranno gli stimoli, anche forti, al governo per avviare un cambio di marcia. Solo qualche giorno fa il banchiere centrale, all’indomani del maxi piano di emergenza varato dalla Ue, ha sottolineato come «non ci sia alternativa al consolidamento fiscale per recuperare la stabilità finanziaria» dei paesi europei. Un avvertimento chiaro all’Unione (e all’Italia), che, per evitare di essere condannata a un lento declino, deve mettere mano alle riforme fino a ora rimandate per ritrovare la crescita e rilanciare l'occupazione. Draghi tornerà a chiedere interventi a costo zero sulla pubblica amminsitrazione, sulla giustizia, sulla scuola. Imperativi che si affiancano alla grande riforma del sistema finanziario di cui lo stesso governatore è promotore attraverso la presidenza del Financial stability board. Draghi tornerà poi a sottolineare, in questo caso in linea con Tremonti, la necessità di un governo economico dell’Ue più forte con regole più rigide, anche attraverso il cambio del patto di stabilità, pena il diffondersi di rischi ad altre nazioni.
 
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