sabato 15 maggio 2010

Avvoltoi sull’Italia. La Borsa perde il 5%

Oro alle stelle, euro ai minimi e Borse in picchiata. La furia degli speculatori si scatena di nuovo sui mercati internazionali. E l’Europa è costretta ad archiviare l’ennesimo venerdì nero. L’indice Stoxx Europe 600, che fotografa l’andamento dei principali titoli quotati sui listini del Vecchio continente, ha ceduto il 3,41%, che equivale a 172 miliardi bruciati in una sola giornata.
Gli ordini di vendita si sono avventati principalmente sul settore bancario, travolgendo i listini in cui il mondo del credito è più rappresentato. La Spagna soprattutto (-6,6%), ma anche l’Italia. Piazza Affari ha chiuso la seduta in calo del 5,2%. Tra i titoli più colpiti, oltre a Geox che è stata trascinata giù del 10% da una cattiva trimestrale, ci sono Intesa SanPaolo (-5,3%), Unicredit (-6,3%), Ubi (-8,3%), Mps (-5,9%), Bpm (-6,8%) e Banco Popolare (-6,2%). Ma la sfilza dei ribassi si è estesa a macchia d’olio su tutto il Continente. L’effetto panico si è abbattuto anche su Londra (-3,14%), Parigi (-4,59%), Francoforte (-3,12%), Amsterdam (-3,13%), Atene (-3,41%), Lisbona (-4,27%), Dublino (-3,66%). E il contraccolpo è arrivato anche a Wall Street, dove il Dow Jones, dopo tre ore di contrattazioni, perdeva ancora l’1,5%.
La bufera non ha ovviamente risparmiato il mercato valutario, con l’euro sceso sotto gli 1,24 dollari, ai minimi dai tempi del crac di Lehman Brothers, ovvero dal novembre 2008. La fuga dalla moneta unica ha subito provocato l’impennata dell’oro, arrivato a sfiorare 1.250 dollari l’oncia.
Ad alimentare le incertezze degli investitori, in mattinata, ci hanno pensato i soliti esperti di Moody’s che hanno preannunciato come «molto probabile» un deciso taglio del rating della Grecia nel giro dei prossimi tre mesi. Ma il carico da novanta è quello arrivato dalla Germania con l’intervista del numero uno di Deutsche Bank, Josef Ackermann, il quale ha messo in dubbio la capacità della Grecia di rimborsare completamente il suo debito. Parole che hanno costretto Berlino a intervenire con una secca smentita: la Germania non ha mai messo in dubbio la solvibilità di Atene.
Parole che non sono comunque riuscite a impedire l’effetto sui rendimenti dei titoli di Stato di Grecia, Spagna, Portogallo e Irlanda, che hanno ripreso a salire facendo allargare lo spread con i bund tedeschi. Stesso discorso per i Cds, che misurano il rischio default dei Paesi, schizzati di nuovo verso l’alto dopo un periodo di relativa tranquillità.
Non è ottimista l’Fmi, che ieri ha invitato i Paesi più ricchi, se non vogliono mettere a rischio la ripresa, ad agire «in modo deciso e significativo» per mettere in ordine i conti pubblici. Il Fondo ha però confermato la tenuta dei conti pubblici italiani. Per portare il debito al 60% del pil nel 2030, all’Italia serve una correzione del 4,1% fra il 2010 e il 2020, ovvero un aggiustamento decisamente inferiore a quello richiesto alla Francia (8,3%) e in linea con quello tedesco (4%). Il nostro Paese deve però agire su due fronti: le pensioni e la sanità. Di «sacrifici per tutti» ha parlato ieri anche il ministro della Semplificazione, Roberto Calderoli, che ha annunciato una manovra a breve in cui i tagli alle spese riguarderanno anche «ministri e parlamentari».

© Libero