Da una parte Fleming, dall’altra Prati. Da una parte l’alleanza Fastweb, Wind, Vodafone, dall’altra l’ex monopolista Telecom. Si gioca nei quartieri della Roma bene la partita della banda ultra larga. Ma la sfida è tutt’altro che locale. Presto i duellanti allargheranno il terreno dello scontro dalle strade delle Capitale alle principali città italiane e a tutto il territorio nazionale. La posta in palio per le società coinvolte è il business della rete di nuova generazione (Next generation network) che sarà in grado di trasportare ad altissima velocità ogni tipo di contenuto, dalla tv ad alta definizione al cinema on demand fino ai servizi di videocomunicazione. Per i cittadini all’orizzonte c’è il cablaggio del Paese e la speranza di poter finalmente colmare il divario con l’Europa sulle nuove tecnologie per la comunicazione.
Per avere un’idea, basti pensare che solo il 53% delle famiglie italiane dispone di un collegamento a Internet, contro una media Ue a 27 del 65%, mentre i collegamenti a banda larga si fermano al 39% delle famiglie, contro il 56% della media europea. Sulla linea ultraveloce, poi, i confronti sono impietosi. La soglia di penetrazione della fibra ottica nel nostro Paese resta ancorata all’1% contro il 50% di famiglie coreane che dispongono di collegamenti in grado di trasportare 100 Megabit al secondo.
Per i romani qualcosa potrebbe cambiare in fretta. A posare la prima pietra, o meglio ad allacciare i primi cavi, saranno oggi i cosiddetti operatori alternativi Fastweb, Wind e Vodafone. La sperimentazione è prevista nell’area di Collina Fleming, quartiere residenziale di Roma Nord. L’obiettivo è collegare 7.400 abitazioni alla Ngn entro luglio. Si tratta del primo tassello di un progetto più ampio, “2010 Fibra ottica per l’Italia” (in inglese Fiber To The Home - Ftth), con cui i tre operatori di telefonia intendono cablare 15 città italiane in 5 anni, con un investimento complessivo di circa 2,5 miliardi di euro. In un secondo tempo il piano si estenderebbe a tutti i centri con più di 20mila abitanti al fine di raggiungere il 50% della popolazione. In questo caso gli investimenti complessivi salirebbero a 8,5 miliardi.
L’accelerazione “romana” dell’alleanza per la fibra non è piaciuta molto a Telecom, che qualche giorno fa ha deciso di rendere la pariglia, annunciando proprio per questa settimana i primi collegamenti alla fibra ottica nel quartiere Prati. La società guidata da Franco Bernabé ha intenzione di cablare 15mila abitazioni solo in Prati, per poi passare entro la fine dell’anno ad 80mila, coinvolgendo le zone Belle Arti, Appia e Pontelungo. L’intenzione, nel biennio 2011-2012, è raggiungere con la nuova rete circa 350mila abitazioni e sbarcare in altre 12 città.
Al di là della gara nella Capitale, di cui sono chiaramente grati i romani che potranno progressivamente abbandonare la vecchia rete in rame, la sfida tra l’ex monopolista e l’alleanza alternativa nasconde una situazione di stallo. La speranza degli operatori, condivisa anche dall’Agcom e dal governo, era che l’avvio del progetto spingesse Telecom a partecipare alla realizzazione di una rete unica attraverso l’ingresso in una “società della fibra” sostenuta finanziariamente anche da soggetti pubblici, a partire dalla Cassa depositi e prestiti.
Come ha spiegato l’ad di Wind, Luigi Gubitosi, «la fibra ottica nel Paese non è un problema di singola azienda, ma di politica economica». In altre parole, «il progetto senza Telecom non ha senso, così come non avrebbe senso per Telecom andare avanti da sola». La risposta dell’ex monopolista, finora, sembra chiara. Ma la partita è ancora da giocare. Non è un caso che Fastweb, Wind e Vodafone non abbiano ancora costituito la prevista Newco per gestire il progetto: un modo per lasciare la porta aperta a nuovi soci. Di sicuro anche le istituzioni dovranno fare la loro parte, stabilendo un quadro regolatorio e politico che sia in grado di fornire garanzie sugli investimenti e sugli asset coinvolti nel progetto. A partire dalla vecchia rete in rame, che Telecom difenderà con il coltello tra i denti.
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