giovedì 27 maggio 2010

La Marcegaglia caccia i montezemolini

«Attacchi ingiuriosi, di chiara provenienza». Certo, c’è la manovra. La crisi internazionale che morde. E mille problemi da risolvere. Ma Emma Marcegaglia non ha intenzione di lasciarsi mettere all’angolo. Di incassare senza tirare fuori le unghie. È così che le prime parole dell’assemblea privata di Confindustria sono dedicate a chi, nelle ultime settimane, ha tentato di far coincidere la relazione annuale di medio termine con la fase discendente della presidenza Marcegaglia. Un’offensiva per nulla sotterranea a colpi di libri, articoli e interviste. Come l’affondo dell’ex presidente di Federmeccanica, già deputato del Pd e ora dell’Upi di Rutelli, Massimo Calearo, che dalle pagine del Mondo ha puntato il dito sulla debolezza della politica confindustriale. O l’ampio spazio dato sui quotidiani al libro sulla “casta” di Viale dell’Astronomia, sempre firmato da un giornalista del settimanale di Rcs. Oppure gli approfondimenti del quotidiano di De Benedetti, Repubblica, secondo il quale l’associazione degli imprenditori è tenuta artificialmente in vita solo dall’euro debole.
«In questi giorni», ha tuonato la Marcegaglia, di fronte agli oltre mille imprenditori seduti in platea nell’auditorium di viale Tupini, «sono stata oggetto, assieme a Confindustria, di attacchi ingiuriosi, costruiti su notizie false e prive di fondamento, di chiara provenienza».
Tra gli indiziati, ovviamente, c’è l’area politico-industriale sconfitta alle ultime elezioni confindustriali che non solo sta affilando le armi per la prossima sfida, ma che, secondo le parole dell’ex presidente Giorgio Fossa sta «cedendo alla tentazione di un collateralismo con la politica che finisce per creare solo confusione». Ambienti, tanto per essere chiari, a cui non è estraneo Luca Cordero di Montezemolo, che da oggi dovrà anche rinunciare al suo fedelissimo Andrea Moltrasio, sostituito in giunta con Giorgio Squinzi, che due anni fa fu il grande sostenitore della scalata della Marcegaglia ai vertici di Viale dell’Astronomia. «Nei primi minuti», ha spiegato la presidente, «oltre all’amarezza, ho avuto la tentazione di replicare con dati e circostanze, questi sì veri. Poi è prevalso in me il senso della responsabilità e del rispetto per l’istituzione Confindustria. Per me l’unica cosa che conta è essere in sintonia con voi: altri si comportino come vogliono. Fino all’ultimo giorno sarò con voi per l’indipendenza della nostra istituzione e per la sua difesa».
A sostegno della Marcegaglia sono arrivati in primo luogo i numeri. E’ stato un nuovo plebiscito quello che l’assemblea, dopo la Giunta del marzo scorso, ha tributato alla nuova squadra e al programma del leader per i prossimi due anni. I sì sono stati 98,7%, la percentuale più alta dal ’98 ad oggi nelle votazioni di metà mandato. Nel maggio 2006, infatti, nel corso della presidenza Montezemolo, la percentuale fu del 96,9%; in quella del giro di boa di Antonio D’Amato dell’84,1% e nel maggio ’98, nel corso della presidenza Fossa, i sì arrivarono al 97,4%. Ma in difesa della Marcegaglia sono arrivate anche le parole. Dichiarazioni nette, come quelle dell’ex presidente Luigi Abete, che ha richiamato «tutti al rispetto dell’istituzione Confindustria e all’importanza di confrontarsi in maniera trasparente, ma all’interno degli organismi non sulle pagine dei giornali». Sulla stessa linea anche l’intervento di Giorgio Fossa, secondo il quale «se una parte sociale viene meno al suo ruolo occupando spazi impropri o lasciando occupare i propri il minimo che può accadere è perdere forza e rappresentatività. Due valori che questa presidente ha addirittura accresciuto e che Confindustria non vuole e non può perdere».
Ma ieri, al di la delle polemiche, è stato anche il giorno del debutto di John Elkann, al quale, nella sala dell’auditorium, è stato riservato il posto da sempre occupato dal nonno, l’Avvocato Agnelli: in prima fila, nella parte centrale.
Il neo presidente di Fiat (al posto di Montezemolo) è entrato ufficialmente nella squadra insieme al patron della Mapei, Squinzi. Il primo sarà chiamato a guidare un nuovo comitato, quello per l’analisi e le opportunità di sviluppo nei grandi Paesi emergenti; il secondo assumerà la presidenza del Comitato tecnico con delega all’Europa.
Ad uscire, come si diceva, è Moltrasio. L’imprenditore chimico vicinissimo a Montezemolo ufficialmente ha fatto un passo indietro per seguire l’azienda di famiglia. Ma dopo dieci anni passati in Confindustria, gli ultimi con una delega pesante come quella sull’Europa, è difficile non vedere nella sua uscita un tassello delle manovre in atto a Viale dell’Astronomia. Tra le new entry anche Giuseppe Recchi, presidente di general Electric per l’Italia che entra come presidente del Comitato tecnico per le multinazionali.
Dopo aver sistemato le beghe interne, oggi nell’assemblea pubblica la presidente affronterà i nodi della crisi economica e della manovra finanziaria appena varata dal governo. «Andrò a parlare in Confindustria e credo che le imprese e gli imprenditori debbano essere contenti perché nulla in questa Manovra ha colpito chi produce benessere per sé e per tutti», ha detto ieri il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi. «Servono misure forti e vere per rendere credibile la manovra», queste le parole usate dalla Marcegaglia nei giorni scorsi. Come dire: bene i tagli, ma bisogna pensare anche allo sviluppo. E questo il senso del documento Italia 2015, che sarà presentato oggi. Un progetto a medio termine, diviso in dieci capitoli dedicati ad altrettanti temi. Punti centrali, gli investimenti in ricerca, innovazione ed infrastrutture. La presidente di Confindustria, vista la situazione, non riproporrà ultimatum al governo, ma l’invito ad agire, c’è da scommettere, sarà pressante.
 
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