lunedì 24 maggio 2010

Tremonti punta sulla casa per trovare sette miliardi

Giulio Tremonti non toglie il piede dall’acceleratore. “Sintesi politica” o no, secondo Sergio Chiamparino il ministro dell’Economia punta ancora a chiudere la partita entro i primi giorni della settimana. Magari contingentando fino all’osso i tempi del confronto con la coalizione e con le parti sociali. L’obiettivo è comunque quello di presentarsi con la manovra in mano all’appuntamento dell’Ecofin del 7 giugno, in cui Bruxelles chiederà conto degli sforzi messi in campo dagli Stati membri per la correzione dei conti pubblici. Ieri il presidente della Commissione Manuel Barroso ha spiegato che l’euro non è in pericolo, ma che «la crisi ha spazzato via dieci anni di crescita economica e finanziaria».
È proprio per velocizzare la pratica che ieri Tremonti ha convocato a sorpresa il presidente dell’Anci insieme a una delegazione di sindaci. Nell’incontro di oltre due ore a Via XX Settembre si sarebbe parlato di tagli ai trasferimenti e di immobili fantasma, ma non di condono edilizio, ha spiegato Chiamparino. Eppure, le indiscrezioni sull’ipotesi di una sanatoria sugli immobili si rincorrono con insistenza. La misura straordinaria potrebbe valere circa 5 miliardi. Il che farebbe salire la fetta di manovra che il ministro spera di ricavare dal comparto “casa”. Il condono si aggiungerebbe infatti alla sanatoria sugli immobili fantasma per un gettito complessivo che potrebbe arrivare a 7 miliardi.
Perde invece quota l’ipotesi di inserire il pedaggio sul Grande Raccordo Anulare di Roma visto che la possibilità è già prevista nella Finanziaria per il 2010.  Tra le novità dell’ultim’ora c’è poi il congelamento del rinnovo contrattuale per il biennio 2008-2009 anche per tutti i dipendenti pubblici impiegati nel settore della difesa e della sicurezza. L’intervento riguarderebbe quindi gli addetti delle forze di polizia e delle forze armate che attendono il rinnovo contrattuale. La misura che farebbe risparmiare allo Stato dai 200 ai 700 milioni.
Tra le altre misure con cui Tremonti intende recuperare i 26-28 miliardi della manovra biennale spicca la raffica di tagli alla Pa: per gli statali oltre al congelamento dei rinnovi contrattuali (compresi magistrati e professori universitari) si ragiona anche sul blocco del turn over e sul mini-slittamento delle buonuscite. Ma il piatto forte è la sforbiciata del 50% rispetto al 2009 del budget di spesa della pubblica amministrazione e delle società che fanno parte del perimetro della Pa per le consulenze, i convegni, la formazione, le pubbliche relazioni, le sponsorizzazioni e le missioni. Resta confermato il taglio del 10% per ministri, sottosegretari, parlamentari e tutto il personale degli uffici di diretta collaborazione dei ministeri. Sul versante “casta” spunta anche l’ipotesi di ridurre da un euro a 50 centesimi a votante il rimborso elettorale per i partiti. Per quanto riguarda la sforbiciata agli stipendi dei manager pubblici la norma è allo studio, ma rischia di inciampare su questioni di costituzionalità.
Sulle pensioni si valuta la chiusura di una o più finestre del 2011 sia per le pensioni di vecchiaia che di anzianità. Annunciata poi un’offensiva sui trattamenti per i falsi invalidi. Mentre perderanno l’indennità di accompagnamento gli invalidi civili che possiedono redditi oltre i 25mila euro annui. Torna l’ipotesi di accorpare tutti gli istituti più piccoli all’Inps, mantenendo Inpdap e Inail. E resta confermata la caccia agli enti inutili anche attivi, come l’Isae, l’Isfol e l’Ice che potrebbero essere assorbiti dai ministeri ai quali fanno riferimento.
Sul fronte della lotta all’evasione potrebbe essere abbassata la soglia dei pagamenti in contanti oggi fissata a 12.500 euro. La misura consentirebbe una maggiore tracciabilità sollecitata dai sindacati. Si va poi verso una riedizione, riveduta e corretta, del redditometro, che entrerà in vigore da gennaio 2011. Per la sanità si studia il ritorno di un pagamento dei ticket su diagnostica e visite specialistiche da 7,5-10 euro. Mentre la stretta sulla Protezione civile prevede che le decisioni di spesa siano filtrate dal ministero dell’Economia e controllate dalla Corte dei Conti.

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