giovedì 6 maggio 2010

L’Europa boccia l’Italia, ma promuove Tremonti

Qualche giorno fa, da Berlino, Giulio Tremonti si è detto disposto ad accettare scommesse sulla manovrina estiva. «Non si farà», ha sentenziato. I numeri, però, continuano a giocare a suo sfavore. Dopo il Fondo monetario internazionale, ieri anche la Commissione Ue ha snocciolato le sue previsioni sull’economia italiana. E, per quanto rispetto alle stime del novembre 2009 ci sia un miglioramento dello 0,1%, i conti non tornano ancora. La percentuale di crescita del Pil rimane infatti inchiodata allo 0,8% (1,4% nel 2011). Cifra che non solo è la stessa indicata dall’Fmi ma che è anche ben al di sotto dell’1,1% (2% nel 2011) messo nero su bianco dal Tesoro nell’aggiornamento al Patto di stabilità di gennaio.
L’ostinazione di Tremonti nello smentire qualsiasi intervento sui conti pubblici che non sia quello già concordato con la Ue per il 2011 si scontra anche con le previsioni di Bruxelles sull’indebitamento. Pure qui le percentuali non coincidono. Per l’Unione europea l’Italia chiuderà l’anno con un rapporto deficit/pil al 5,3%. Si tratta di uno 0,3% in più rispetto a quanto stimato dal ministro dell’Economia sempre nell’aggiornamento. La forbice si allarga nel 2011. A politiche invariate Bruxelles prevede che il tasso «si riduca leggermente» attestandosi al 5%, contro il 3,9% contenuto nel programma di stabilità aggiornato. Scostamenti tutt’altro che trascurabili, soprattutto dopo la violenza con cui la bufera greca ha travolto tutta l’Eurozona. Per capire l’entità del problema basti pensare che l’impegno comunitario di correzione dei conti pubblici prevede un taglio annuo dello 0,5% sull’indebitamento. Obbligo rispetto al quale l’Italia non può assolutamente derogare, vista la situazione critica del debito pubblico che non arresterà la sua corsa nei prossimi mesi. Anzi, secondo Bruxelles quest’anno non si fermerà al 116,9% del Pil previsto dal governo, ma schizzerà dal 115,8% del 2009 al 118% rimanendovi, a politiche invariate, anche nel 2011.
Qualche nota di ottimismo arriva dalle stime sulla crescita di Eurolandia, che Bruxelles ha rivisto al rialzo di un quarto di punto (all’1% nel 2010 e all’1,7% nel 2011) grazie al fatto che «i Paesi Ue beneficiano di un più forte contesto esterno». Al di la del confronto negativo (cresciamo meno della Ue) la ripartenza dell’economia europea dovrebbe favorire anche la ripresa delle nostre esportazioni, a partire da quelle verso la Germania (che crescerà dell’1,2%), condizione necessaria per tornare a crescere. Sul fronte interno un segnale positivo è arrivato ieri dalla Confcommercio, che ha registrato a marzo un aumento dei consumi del 2,2% al 2009.
La Commissione, in ogni caso, sembra non aver perso la fiducia sulla capacità di Tremonti di tenere la barra dritta. «Attraverso la crisi», spiegano da Bruxelles, «in un contesto di rischi persistenti sui mercati dei titoli di Stato, il governo italiano ha perseguito una politica di bilancio accorta tenendo conto delle fragili finanze pubbliche dell’Italia, soprattutto il suo elevatissimo debito pubblico».
Resta da capire se “l’accortezza” del ministro porterà adesso a quella correzione in corsa dei conti pubblici di cui si parla da diverse settimane. Ieri, al termine di un incontro a Via XX Settembre con Tremonti, il presidente dell’Anci, Sergio Chiamparino ha spiegato che, «stante la situazione generale, è molto probabile che tra giugno e luglio si faccia un provvedimento per la manovra correttiva triennale 2011-2013».
Frase sibillina che sembra pero confermare l’intenzione di inserire all’interno del provvedimento estivo di “manutenzione” della Finanziaria triennale, che Tremonti ha già annunciato, alcune misure per fare ordine anche sui numeri del 2010. Il quadro macroeconomico che consentirà una definizione più esatta dei tendenziali e dell’eventuale entità della manovra bis sarà probabilmente messo a punto con la Relazione economica e finanziaria che il governo dovrebbe presentare nei prossimi giorni. Determinante sarà l’esito della proroga dello scudo fiscale e l’andamento complessivo delle entrate, che potrebbe dare al Tesoro un po’ di ossigeno per rifinanziare le missioni all’estero e tamponare la crescita dell’indebitamento. Quanto ai possibili contraccolpi del caso Grecia, l’unico pericolo potrebbe essere quello di un contagio sui rendimenti dei titoli di Stato che renderebbe più costoso pagare il debito. Sul prestito da 5,5 miliardi Tremonti ha invece già assicurato che non avrà alcun impatto sui conti pubblici.

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