domenica 16 maggio 2010

Premi, contratti e buonuscite. Tremonti mette a dieta gli statali

I sindacati sono sul piede di guerra, l’opposizione punta il dito sull’irresponsabilità del governo, mentre nella maggioranza è scattata la corsa a chi vuole tagliare di più. Dopo la sforbiciata del 5% degli stipendi parlamentari suggerita da Calderoli ieri la Santanché ha rilanciato fino al 10%, per Malan dovrebbero essere colpite anche le consulenze e per la Boniver pure le retribuzioni dei super manager.
La verità è che, malgrado le polemiche, le proposte e le ricostruzioni giornalistiche, nessuno sa esattamente quali siano le misure allo studio di Giulio Tremonti per aggiustare i conti.
«Tutti parlano e commentano, ma numeri finora non ne sono circolati», spiega una fonte parlamentare che segue da vicino le mosse di Via XX Settembre, «qualcosa di concreto si saprà solo all’inizio di giugno, quando la manovra arriverà sul tavolo del Consiglio dei ministri». All’Economia i tecnici stanno comunque lavorando a testa bassa. La situazione internazionale e l’esempio degli altri Paesi Ue impongono a Tremonti di dare un segnale forte sulla spesa, al di là dei 25 miliardi già annunciati per la correzione in due anni di 1,6 punti di deficit.
Il terreno è però impervio. Anche perché i tagli a Pa e pubblico impiego sono già abbondantemente previsti dalla Finanziaria triennale da 36 miliardi varata nel 2008. Complessivamente per i ministeri sono stati previsti risparmi di spesa di 8,4 miliardi nel 2009, 8,9 miliardi nel 2010 e 15,6 miliardi nel 2011. Si può fare di più senza provocare rivolte di piazza? Ne è convinto Sacconi, che ieri in un’intervista ha ribadito l’intenzione del governo di «ridurre il perimetro della spesa pubblica». Sul tavolo, tra le opzioni possibili da monetizzare in tempi brevi, c’è sicuramente il blocco dei contratti degli statali, che sui tre anni vale 5,3 miliardi. Nel pacchetto potrebbe rientrare un prelievo dei Fondi unici delle amministrazioni per i premi di produttività legati alla contrattazione integrativa, fino a un miliardo. Sempre per il pubblico impiego si ragiona sulla proroga del blocco del turn-over al 2012, che garantirebbe 800 milioni, e del Tfr, mentre dal taglio dei costi della politica potrebbe arrivare un miliardo. Non è escluso che Tremonti rispolveri anche il vecchio piano per la valorizzazione del patrimonio pubblico che nel 2004 si aggirava sui 1.800 miliardi. Anche perché sulla strada dei risparmi sulla Pa c’è un agguerrito Brunetta che sembra pronto all’ennesimo duello con l’amico Giulio.
Di crisi e di conti pubblici il ministro parlerà anche con le banche. Domani è previsto un incontro privato a Milano con i vertici dei principali istituti di credito alla presenza anche del direttore generale del Tesoro, Vittorio Grilli. Il sostegno delle banche sarà necessario per mantenere alta la fiducia degli investitori sul mercato azionario e su quello dei titoli di Stato.
 
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