venerdì 5 febbraio 2010

Tremonti cede a Fiat: sì agli incentivi

L’annuncio choc della cassa integrazione per tutti gli impianti Fiat Claudio Scajola non l’ha ancora digerito. Ma l’invito al dialogo lanciato ieri da Luca Cordero Montezemolo non è caduto nel vuoto. «Riannodare i fili non sarà facile», dice il ministro dello Sviluppo economico, ma se il Lingotto rispetterà gli impegni presi, la disponibilità del governo c’è. A partire dal rifinanziamento degli incentivi, messo nero su bianco nell’aggiornamento del Programma di stabilità approvato ieri dal Consiglio dei ministri. «Il governo», si legge nel documento che certifica il via libera di Tremonti alle richieste della Fiat, «si appresta a rifinanziare alcune misure anticrisi, segnatamente gli incentivi all’acquisto di automobili a bassa emissione, seppur in misura inferiore rispetto allo scorso anno, in ragione dei segnali di miglioramento della situazione economica».
Oggi, al tavolo convocato da Scajola con azienda e sindacati, si vedrà fin dove arriveranno le buone intenzioni.
«Tutti i nodi», ha assicurato ieri Montezemolo, «vanno affrontati in un clima di dialogo e confronto». Il piano industriale di Fiat, però, non cambia. «Se dovessi pagare tutti i dipendenti fino alla pensione a produzione zero», ha spiegato l’ad Sergio Marchionne, riferendosi a Termini Imerese, «ci guadagnerei». «Le condizioni di svantaggio competitivo dell’impianto», gli ha fatto eco il presidente, «rendono impossibile proseguire la produzione oltre il 2011». Secondo Montezemolo, però, la decisione di «portare a Pomigliano una vettura fondamentale come la Panda, dimostra che la Fiat ha a cuore lo sviluppo del paese».
Non la pensa allo stesso modo Scajola, che riconosce «la fondatezza delle argomentazioni di Fiat sulla riorganizzazione del comparto». Ma, ha argomentato il ministro, se «è chiarissimo che l’Europa ha una capacità produttiva superiore al mercato, in Italia la produzione è invece inferiore alle stesse auto immatricolate in Italia». E su questo punto il Lingotto si è impegnato ad intervenire. Dunque, ha concluso il titolare dello Sviluppo economico, «la riorganizzazione degli stabilimenti, deve tenere presente l’italianità di Fiat e la necessità che non si abbiano a perdere posti di lavoro».
Quanto all’annuncio della Cig, la censura resta netta. «Non mi pare che in questa difficile fase di trattativa», ha ribadito, «fosse utile annunciare una cassa integrazione per tutti gli stabilimenti Fiat che non ha precedenti».
E secco è anche il giudizio di Maurizio Sacconi. Bisogna evitare, ha spiegato il ministro del Welfare, che «ci siano atti unilaterali non discussi e non verificati come accaduto in questo caso». Anche perché, ha aggiunto il sottosegretario Stefano Saglia, «l’annuncio della Cig alla vigilia del tavolo con il governo ha una tempistica che legittima coloro che parlano di ricatto».
I numeri, d’altra parte, sembrano giustificare le mosse di Fiat. L’effetto dell’assenza degli incentivi sembra per ora devastante. Nei primi venti giorni di gennaio le vendite di autovetture sono calate in Italia del 50% rispetto alla media dell’ultimo trimestre, mentre nel confronto con gennaio dello scorso anno, ovvero con il mese peggiore del 2009, che aveva chiuso con un -32,2%, si registra una ulteriore contrazione. Secondo Federaicpa, che ha diffuso i dati, la situazione rischia di precipitare. E la tensione sale anche a Termini, dove le linee di produzione sono ferme per il secondo giorno consecutivo.Secondo la Fiat, i lavoratori impediscono il transito dei tir. Secondo i sindacati l’ azienda sta anticipando la chiusura dello stabilimento. Inevitabile la ripercussione in Borsa, dove il titolo non solo non è rimbalzato dopo il tonfo di mercoledì (-4.8%), ma ha perso un ulteriore 2,56% scivolando a 8,77 euro.

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