venerdì 5 febbraio 2010

Silvio testimone di nozze per Telecom

Evviva il libero mercato. Il governo non metterà bocca nell’affaire Telecom-Telefonica. Parola di Silvio Berlusconi. Dopo settimane di indiscrezioni, rumors e smentite, sulla possibile opzione spagnola per il gruppo di tlc scende in campo il presidente del Consiglio. E non per ventilare paletti, vincoli, condizioni. Ma per dare un sostanziale via libera all’operazione che potrebbe far finire i telefoni italiani nell’orbita madrilena. «Per quanto riguarda la sostanza di qualche proposta, ricordo che siamo un governo liberale e viviamo, e crediamo sia giusto così, in un’economia di mercato», ha detto Berlusconi. Il Cavaliere ha confermato, tuttavia, di non aver ancora ricevuto «nessuna proposta, nessun progetto». Il che lascerebbe pensare che per entrare nel vivo delle trattative ci sia ancora tempo. Soprattutto per quelle che inevitabilmente vedranno coinvolte anche le diplomazie politiche dei due Paesi. Le parole del premier hanno messo il turbo al titolo. Poi, però, si è lasciato coinvolgere dal pessimismo generale del mercato, perdendo l’1,81%.
Rispetto a tre giorni (quando Palazzo Chigi ha smentito di aver dato il via libera a un’offerta pubblica di scambio di Telefonica su Telecom) ci sono senza dubbio significativi passi avanti. Ma il nodo della rete è ancora tutto da sciogliere. Il governo anche mercoledì ha ribadito di ritenere strategica per il Paese la rete fissa di Telecom Italia. E ieri dalla Camera sono arrivate le parole di Luigi Casero, che ha chiarito quali saranno i tempi della politica rispetto a quelli del mercato. La golden share che il governo ha nei confronti delle decisioni strategiche di Telecom, ha detto il sottosegretario all’Economia, rispondendo in aula ad una interrogazione, potrà essere attivata «dopo le determinazioni delle società. Solo in tale fase il Tesoro potrà valutare, d’intesa con lo Sviluppo economico, se esercitare i poteri speciali». Poteri contenuti nello statuto della società e quindi inattaccabili anche da parte della Ue. Nel dettaglio, il ministero ha «il potere di veto in relazione al concreto pregiudizio arrecato agli interessi vitali dello Stato, alle delibere di scioglimento della società, di trasferimento dell’azienda, di fusione, di scissione, di trasferimento della sede all’estero, di mutamento dell’oggetto sociale, di modifica dello statuto». In altre parole, Telecom non si può muovere senza il placet di Via XX Settembre. Ma neanche senza l’ok di Claudio Scajola. Per quanto riguarda la necessità di assicurare la continuità di investimenti sulla rete, l’attività di ricerca e il mantenimento dei livelli occupazionali, ha infatti proseguito Casero, «c’è l’esclusiva competenza degli azionisti, nonché sotto l’aspetto politico e strutturale, del ministero dello Sviluppo». Il sottosegretario ha quindi ricordato la posizione di Claudio Scajola che, oltre a confermare che «le operazioni sulla fusione diffuse dalla stampa sono prive di fondamento, condivide che la rete Telecom sia un asset strategico per l’Italia e per il suo sviluppo futuro». Proprio ieri il ministro dello Sviluppo ha avuto un incontro di 40 minuti con l’ad Franco Bernabé. Vertice dal quale sarebbe però uscita soltanto la garanzia da parte dell’azienda di un filo diretto col governo.
Difficile prevedere quali saranno le prossime mosse. Di sicuro le banche azioniste di Telecom - Intesa e Mediobanca - vogliono dismettere le loro partecipazioni che da inizio 2007 hanno dimezzato il loro valore. Sul Corriere della Sera - quotidiano che ha tra i soci anche i due istituti - è stata ventilata l’ipotesi di uno scambio tra Italia e Spagna basato sull’acquisto di Abertis da parte dei Benetton e di Telecom da parte di Telefonica. In questo modo, suggeriva l’articolo, Berlusconi, che si è battuto per impedire la vendita di Alitalia agli stranieri di Air France, potrebbe rendere più accettabile la perdita del controllo italiano sull’ex monopolista dei telefoni. Il governo spagnolo, inoltre, non potrebbe più lamentare la mancanza di reciprocità, dopo che Enel si è aggiudicato Endesa e la stessa Telecinco, la televisione Prisa Cuatro .

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