mercoledì 24 febbraio 2010

Il fattore C. di Alitalia

Il destino cinico e baro? Roberto Colaninno e Rocco Sabelli non sanno neanche cosa sia. Ricordate cosa diceva solo qualche mese fa Michael O’Leary? «Colaninno si ritiri in una villa in campagnia e voli con Ryanair, che è meno costosa». Era novembre e l’ad del principale vettore low cost europeo annunciava spavaldo che nel corso dell’anno ci sarebbe stato il sorpasso su Alitalia. Prospettiva tutt’altro che evanescente, visto che già nel 2009 Ryanair ha praticamente eguagliato la compagnia di bandiera con circa 18 milioni di passeggeri. Solo qualche giorno più tardi, però, la società low cost si è trovata impelagata in un durissimo braccio di ferro con l’Enac per la questione dei documenti d’imbarco. La vicenda si è poi risolta. Ma ha costretto la società ha restare sulla graticola fino a spingere O’Leary a minacciare il ritiro dall’Italia.. Anche per l’altro grande avversario Lufthansa le cose non sono andate un granché bene. Un anno fa il vettore tedesco annunciava trionfale il suo piano per conquistare l’Italia. Otto rotte internazionali da Malpensa per collegare Milano alle principali città europee e tre collegamenti nazionali per aprire la competizione anche sul mercato domestico. Progetti concreti e temibili, che i manager dell’Alitalia non valutarono a cuor leggero.Eppure, già nel consuntivo 2009 sono arrivate le prime crepe. La filiale italiana del colosso tedesco si è fatto sorpassare da altri vettori sulle sue stesse rotte e ha iniziato a far viaggiare gli aerei sempre più vuoti. E ieri la bomba è esplosa anche nella casa madre, che si trova a fare i conti con una delle proteste più drammatiche che il trasporto aereo abbia mai visto. I piloti hanno incrociato le braccia allo scoccare della mezzanotte di domenica e non torneranno in servizio fino alla stessa ora di giovedì. Gli effetti si preannunciano devastanti. Il primo bilancio parla di quattromila piloti in sciopero, centinaia di voli annullati e migliaia di passeggeri a terra. E le cose non potranno che peggiorare: la compagnia ha previsto la cancellazione di 800 voli sui 1.800 previsti e prevede mancati guadagni fino a 100 milioni di euro. La gravità della situazione è tale che la compagnia ha deciso di rivolgersi alla magistratura di Francoforte per chiedere l’intervento delle autorità per chiudere la protesta. L’operazione ha avuto successo e ieri sera la protesta è stata interrotta. Questa mattina i collegamenti dovrebbero essere ripristinati. Lo sciopero ha coinvolto anche il nostro Paese. Sei voti sono stati sospesi a Malpensa e quattro a Fiumicino. Lo protesta è stata organizzata dal sindacato dei piloti Cockpit che teme che Lufthansa tagli il personale e trasferisca i posti di lavoro nelle controllate estere, come Austrian Airlines e Lufthansa Italia, dove gli stipendi sono inferiori. Ma i segnali dell’alleanza tra Colaninno e la dea bendata non sono finiti. Basti pensare a quello che è successo pochi giorni fa in Parlamento. Dopo 41 audizioni e due missioni all’estero, il presidente della commissione Trasporti della Camera, Mario Valducci, ha stilato il documento conclusivo dell’indagine conoscitiva sul trasporto aereo. Il verdetto: il sistema italiano soffre di nanismo e le sovvenzioni devono restare solo per gli scali più grandi. Ovvero, quelli su cui ha costruito il piano industriale Alitalia. Non basta? Il progetto Fenice messo a punto da Colaninno è costruito sulla stima di un prezzo del petrolio a 120 dollari al barile. Ebbene nel 2009 il greggio ha raramente superato gli 80 dollari. Per il 2010 si prevede una media tra i 75 e gli 85 dollari. Fatevi due conti.Gli effetti della sorte benigna non sono ancora così clamorosi, ma il giro del vento inizia a farsi sentire. Nell’ultimo bimestre del 2009 Alitalia ha registrato una crescita dei passeggeri superiore al 15%. E il trend sembra essere proseguito a gennaio. Nei primi quindici giorni del mese l’ex compagnia di bandiera ha trasportato 776mila passeggeri, 129mila in più dello stesso periodo del 2009, con un incremento del 20%.

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