martedì 16 febbraio 2010

Senza gli incentivi si venderanno 350mila auto in meno

Può sembrare bizzarro, ma lo stop agli incentivi, tanto invocati nei mesi scorsi, ha riaperto il dialogo tra Fiat e governo. «Una scelta condivisa», così sia Sergio Marchionne che Luca Cordero di Montezemolo hanno commentato il blocco degli aiuti pubblici al settore dell’auto annunciato da Claudio Scajola. «Condividiamo la decisione del governo e le ragioni per cui è stata fatta», ha precisato l’ad del Lingotto, assicurando che col ministro dello Sviluppo economico non c’è alcuna polemica.
Tesi confermata da Scajola, che ha detto di aver lavorato «a stretto contatto con Marchionne e Montezemolo» e in «concordanza di vedute col Lingotto».
Torna l’idillio
Quanto alle ragioni dello stop, il titolare dello Sviluppo ha ribadito la necessità di «tornare alla normalità» chiudendo i rubinetti degli aiuti che «drogano il mercato e lo destabilizzano». Inoltre, ha proseguito il ministro, «tutti i Paesi con cui ci siamo confrontati ragionano in questo modo. Le risorse sono limitate e le dedicheremo ad altri settori che soffrono la crisi e hanno bisogno di una spinta».
È tornato l’idillio? Solo in parte. Sottotraccia viaggiano ancora le tensioni dei giorni scorsi. «La Fiat è un pilastro del sistema industriale del Paese» , ha riconosciuto Scajola, «merito della sua capacità di innovare il prodotto, ma anche della considerazione e dell’appoggio che ha sempre avuto dai governi di questa Repubblica». Anche l’accordo con Chrysler, ha proseguito il ministro tanto per riprendere la polemica con Montezemolo sul sostegno pubblico al Lingotto, «è stato raggiunto per merito del suo management, dei suoi lavoratori, dei suoi prodotti e anche grazie all’appoggio, nel tempo, del governo».
Vendite giù del 16%
E le punture non mancano neanche sull’altro fronte. «Accettiamo quello che ha detto il ministro», ha detto l’ad della Fiat con una punta di sarcasmo, «lavoriamo sul mercato, andiamo fuori dall’Italia, stiamo lavorando dappertutto». Anche sul rischio di aumento della cassa integrazione il manager non usa mezzi termini: «Ci dovrà essere per forza, ma la gestiremo. L’ho già detto altre volte». Del resto, ci ha tenuto a sottolineare Marchionne, lo stop agli incentivi significa per il 2010 «350mila auto vendute in meno», con un calo del 16% rispetto alle 2.150.000 vendute nel 2009.
Il sostegno di Emma
Detto questo, il manager ha voluto rassicurare i lavoratori e il governo sul fatto che «nessun’altra fabbrica è in pericolo». Mentre su Termini Imerese il Lingotto ha smentito qualsiasi tentativo di ostacolare altri soggetti. «Siamo disposti ad ascoltare tutti, non abbiamo chiuso la porta a nessuno», ha spiegato Marchionne, «ma fino adesso non ho visto niente». L’ad ha poi aggiunto che la «soluzione si sta cercando con tutte le istituzioni». Lo stesso Scajola ha confermato che «a breve la Fiat, con una lettera, metterà nella piena disposizione lo stabilimento di Termini Imerese perché possa avere uno sviluppo industriale».
Si dice convinta che la Fiat farà la sua parte anche Emma Marcegaglia. «La sfida americana e globale della Fiat va compresa e aiutata. C’è un problema su Termini Imerese», ha detto la presidente di Confindustria, che ha condiviso la scelta del governo sugli incentivi, «ma l’azienda se ne farà carico per prima per risolverlo». Guai, ha poi aggiunto la Marcegaglia, «a bloccare le ristrutturazioni aziendali, perché vorrebbe dire tenere in vita stabilimenti non produttivi».
Intanto il governo russo ha annunciato che il premier Vladimir Putin siglerà oggi a Naberezhnye Chelny un accordo ufficiale che prevede la creazione di una joint venture tra Fiat e Sollers per la produzione di 500mila auto l’anno. L’accordo ha un valore di 2,4 miliardi di dollari e prevede la realizzazione di 9 modelli sulla base della piattaforma Fiat-Chrysler.

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