sabato 20 febbraio 2010

Ciclismo e Padre Pio per il governo Prodi erano «emergenze»

«Non possiamo», ha detto qualche giorno fa il segretario del Pd, Pierluigi Bersani, «chiamare emergenza i campionati di nuoto». Verissimo. Vogliamo forse paragonare un cataclisma a una gara sportiva? Una frana a un paio di vasche stile libero? Eppure, la questione non è così semplice (...)
(...) come sembra. Mettiamo il caso dei campionati di ciclismo o dei giochi del mediterraneo. Qualcuno si sognerebbe mai di definirli emergenze? Stando alle ordinanze firmate dalla presidenza del Consiglio nell’agosto del 2006 e nel febbraio del 2007 sembra proprio di sì. E gli esempi non finiscono qua. Scorrendo il lungo elenco di emergenze/grandi eventi si scopre che anche Romano Prodi aveva la penna facile. Padre Pio? Una commemorazione? La firma di un trattato? Un bel decreto e tutto finiva tranquillamente in pasto alla protezione civile. Senza quei distinguo e quelle cautele che oggi il Pd e l’Italia dei Valori sembrano invocare.
Il primo atto arriva poco dopo l’insediamento del governo Prodi. L’ordinanza per trasformare in emergenza i XVI giochi del Mediterraneo e del 17 agosto 2006. Il commissario è Gaetano Fontana, i fondi 5 milioni. Poi, a dicembre, c’è il teatro Petruzzelli di Bari. Commissario Angelo Balducci, dotazione 29 milioni. Nel 2007 il governo ci prende la mano. A gennaio diventa emergenza il 50esimo anniversario per la firma dei trattati di Roma, a febbraio la stessa sorte è riservata ad Agorà Giovani ad Ancona. Entrambi gli eventi sono gestiti da Guido Bertolaso come commissario. A febbraio c’è la grande emergenza dei Campionati del mondo di ciclismo su strada, commissario il presidente della Provincia di Varese. A marzo Prodi affida alla Protezione civile anche il vertice intergovernativo Italia-Russia, commissario il prefetto di Bari. Poi, il primo di una lunga serie di eventi religiosi: il 14 giugno viene firmata l’ordinanza per la visita del Papa ad Assisi. Fondi a disposizione 200mila euro, commissario il sindaco di Assisi. Tra i progetti a lunga scadenza c’è l’Expo 2015 di Milano, firmata a ottobre con l’incarico al sindaco Letizia Moratti. Lo stesso mese la presidenza del Consiglio dà il via libera all’incontro per la Pace di Napoli. Commissario il prefetto del capoluogo campano che potrà utilizzare 500mila euro.
Il 20 novembre 2007 arriva il pezzo da novanta: Presidenza italiana del G8. Con la nomina, ora tanto discussa, del commissario Guido Bertolaso. Lungo, in questo caso, l’elenco delle disposizioni organizzative. L’ordinanza prevede: tre soggetti attuatori; un comitato di coordinamento di 15 soggetti, una commissione generale indirizzo di 13 soggetti, una struttura di missione di 30 unità; venti contratti a tempo determinato, dieci consulenti. ufficio dello sherpa presso presidenza del Consiglio (dieci unità più un dirigente, nove contratti a tempo determinato, otto consulenti), una delegazione del ministero degli Esteri di 45 unità, di cui 15 già in carico al ministero, 20 contratti a tempo determinato, 10 consulenti. Fondo di avvio 2 milioni di euro.
Altra ricorrenza i cui appalti sono finiti nel mirino dei magistrati di Firenze è il 150esimo anniversario dell’Unità d’Italia. Prodi lo dichiara emergenza il 23 novembre 2007. Poi, tanto per non farsi mancare nulla, a gennaio arriva il grande evento “delocalizzazione sfasciacarrozze di Roma”. Commissario delegato l’avvocato dello Stato, Paolo Di Palma. A marzo c’è il via libera alla visita di Benedetto XVI a Brindisi e ad aprile quello per la visita a Savona e Genova. Per rimanere in tema, sempre ad aprile la presidenza del Consiglio firma l’ordinanza per “l’emergenza” dell’esposizione delle spoglie di Padre Pio a San Giovanni Rotondo. E lo stesso mese c’è quella per il Congresso eucaristico nazionale. In tutto poco meno di una ventina di quelle che in gran parte Bersani definirebbe false emergenze.
Certo, si dirà, ma chi ha iniziato? La legge sui grandi eventi è del governo Berlusconi. Il codicillo oggi tanto contestato è contenuto nell’articolo 5 bis (comma 5) aggiunto dall’esecutivo con un emendamento in sede di conversione del decreto del settembre 2001. E la sinistra? Il senatore Guerzoni, si legge nello stenografico dell’epoca, «pur non condividendo le scelte compiute dal governo, dichiara il suo voto favorevole sugli emendamenti» in questione «che appaiono introdurre elementi di maggiore coerenza».
La realtà, come spiega l’ex senatore verde Sauro Turroni, non proprio un berlusconiano, «è che tutti erano d’accordo con il comma 5 e che durante il governo Prodi né il ministro Di Pietro, né il ministro Bersani si sognarono di metterlo in discussione o di proporne l’eliminazione». Così, nel tempo, «il concetto di evento si è dilatato, così come quello di calamità o pericolo per l’incolumità pubblica. Ed ecco che a livello locale tutti hanno cominciato a premere perché questa o quella opera rientrasse nel novero di quelle che si potevano fare con le procedure straordinarie».

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