Si può guadagnare con la crisi? A giudicare dai risultati di Exor si direbbe proprio di sì. La holding della famiglia Agnelli ha in pancia attività, al netto dei debiti, per 5,33 miliardi, quando in Borsa ne capitalizza solo 2,48. Il titolo dunque è a sconto del 53% sulla somma delle sue parti. Ma la notizia più succosa è che tra qualche mese la finanziaria incasserà maxi cedole per quasi 100 milioni. Una liquidità che farebbe gola a molti imprenditori, con la recessione che impazza.
Il trucco, del resto, non è poi così complicato. Basta vedere quello che è successo col Lingotto. La Fiat ha chiuso il 2009 con una perdita netta di 848 milioni di euro, a fronte degli 1,721 miliardi di utile record registrati nel 2008. Anche i ricavi sono andati male, in calo del 15,9%. Eppure, il dividendo è arrivato lo stesso. E non qualche bruscolino, ma 244 milioni di euro. Una scelta, ha spiegato l’ad Sergio Marchionne, «per ridare fiducia agli azionisti». Ma soprattutto per ridare 70 milioni di cedola alla holding di famiglia, la Exor appunto.
E dopo l’inatteso dividendo di Fiat (di cui la finanziaria possiede il 30% del capitale ordinario), è arrivata anche l’extra cedola di Banca Leonardo, di cui Exor possiede il 9,7%. Anche qui non si scherza. La banca guidata da Gerardo Braggiotti ha annunciato dividendi per 280 milioni di euro. Facendo due calcoli la finanziaria che controlla la Fiat incasserà 26,9 milioni. Sommando i 70 milioni ecco i 96,9 milioni di liquidità che finiranno nelle casse degli Agnelli. La cifra non solo è di tutto rispetto in un anno di recessione nera ma è anche decisamente maggiore degli 84 milioni di dividendi che la stessa holding aveva distribuito ai suoi azionisti l’anno scorso.
Tra questi c’è anche il salotto buono di Piazzetta Cuccia. In una nota inviata ai propri clienti, Mediobanca (che ha il 4% di Exor) spiega che anche una cedola pari a quella dell’anno passato significa un rendimento del 2,6% per le azioni ordinarie e di oltre il 5% per le risparmio e le privilegiate.
Come se non bastasse nel weekend sono arrivate buone notizie anche dalla controllata Alpitour che ha chiuso l’anno con un utile di 4,1 milioni di euro, superiore ai 3 milioni attesi dagli analisti. La Exor guidata da John Elkann, d’altra parte, non accetta scartine nel capitale. La partecipazione di gran lunga più importante è il 30% di Fiat, che a prezzo di Borsa vale 3,233 miliardi, ovvero il 60% di tutto il portafoglio della holding.
Ma anche il resto luccica. Dopo Fiat, la seconda partecipazione per importanza è il 15% della svizzera Sgs (ai prezzi di Borsa vale 1 miliardo), società specializzata in certificazione e consulenza aziendale, che da sola pesa per il 20,4% degli asset. Tra le altre attività quotate troviamo lo 0,6% di Intesa, pari a 194 milioni, e il 26% di Sequana, holding francese che vale 392 milioni. Ma soprattutto il 60% della Juventus, che al di là dei 106,2 milioni di capitalizzazione, è l’unica vera delusione di Jaki Elkann. L’erede degli Agnelli rinuncerebbe forse a un po’ di dividendi per qualche gol in più della Vecchia Signora.
Alla lunga lista di partecipazioni in società quotate, si aggiungono quelle in società non quotate. Fuori dal listino, ad esempio, c’è Cushman & Wakefield, società americana di servizi immobiliari di cui Exor possiede il 71,8%, quota valutata 461 milioni (8,6% del Nav). Ieri il gruppo, ha comunicato la nomina ad amministratore delegato di Glenn Rufrano, che assumerà le funzioni operative a partire dal 22 marzo, al termine dei suoi attuali impegni in qualità di ad di Centro Properties Group. Rufrano, che lavorerà a New York, succede a Bruce Mosler, che il primo gennaio ha assunto la carica di co-presidente di Cushman & Wakefield. Sommando le attività quotate e quelle non quotate, si arriva a quel 53% in più di quanto quota oggi Exor in Borsa (ieri il titolo ha chiuso in ribasso dell’1,6% a 11,7 euro).
E mentre i soci contano i dividendi, ieri al tribunale di Milano è andata in scena la prima arringa difensiva nell’ambito del processo per l’equity swap di Ifil-Exor. «Siamo un Paese strano: le persone si comportano bene e noi cosa facciamo? Un processo. Anzi due». Con queste parole l’avvocato Marco Ferrero ha chiesto l’assoluzione di Gianluigi Gabetti. La causa è stata aggiornata al 25 febbraio quando interverranno gli altri difensori.
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