venerdì 19 febbraio 2010

Alemanno sfratta i francesi da Acea

Alla fine, dopo tante chiacchiere e molto fumo, sono arrivati i fatti. Le trattative con i francesi sono ufficialmente chiuse. Ma l’esito della partita è tutt’altro che definito. La battaglia si sposta infatti dal piano della diplomazie e del mercato a quello degli avvocati e delle carte bollate. È questo l’esito della riunione fiume del cda di ieri, terminato in tarda serata.
L’Acea, si legge in una nota, ha deciso di percorre la strada dell’arbitrato per superare la controversia aperta con Gas de France-Suez. Il consiglio ha deliberato di rilasciare «la delega congiunta al presidente ed all’amministratore delegato per la composizione della controversia con il gruppo Gdf-Suez, mediante l’avvio delle procedure per la rimessione in arbitrato della controversia stessa».
Il bello è che fino a qualche giorno fa le voci messe in giro dalla società erano che l’intesa fosse a un passo dall’essere raggiunta. Mancano solo alcuni dettagli, si diceva. In realtà, che le cose non andavano bene si era capito da tempo. Almeno da quando, diversi mesi fa, era sbarcato personalmente a Roma l’ad del colosso francese Gerard Mestrallet per dire fuori dai denti che gli azionisti di Acea dovevano decidere in fretta e che Suez-Gdf avrebbe lavorato sul mercato italiano con o senza l’utility capitolina. Questo è probabilmente lo scenario che si va prefigurando. È chiaro infatti che mettere in campo l’arbitrato apre un braccio di ferro che punta a sfrattare i francesi dalla società guidata dal Comune di Roma. Non a caso Gdf considera l’abitrato non solo «privo di fondamento», ma anche «dannoso per le attività di Acea» e per i suoi azionisti.
Se è chiaro l’intento, tuttavia, meno certezza c’è sull’esito di una battaglia legale che si preannuncia lunga e senza esclusione di colpi. Nei prossimi giorni si capirà meglio quali sono le posizioni in campo. La palla ora è in mano all’ad Marco Staderini e al presidente Giancarlo Cremonesi, incaricata dal consiglio di avviare l’arbitrato. La controversia riguarda i rapporti di forza nelle jv di AceaElectrabel, dove i francesi controllano la maggioranza della produzione e la minoranza della distribuzione. Inevitabile, dunque, un rimescolamento dei rapporti di forza. Resta da vedere quali contraccolpi la vicenda provocherà sull’azionariato, dove i francesi sono presenti col 10%, Caltagirone col 9% e il Campidoglio col 51%. Uscire adesso, con il titolo crollato rispetto a un paio di anni fa non conviene a nessuno. A complicare un altro po’ la situazione, il rinnovo dei vertici previsto con l’approvazione del bilancio ad aprile.
Il cda di ieri ha inoltre deliberato l’emissione del prestito obbligazionario da 500 milioni di euro della durata di dieci anni, da collocarsi interamente presso Investitori Istituzionali e destinato ad essere quotato sui listini della Borsa del Lussemburgo o Dublino. L’emissione punta a migliorare l’equilibrio tra l’indebitamento a breve e a medio/lungo termine di Acea. In altre parole, ad allungare le scadenze troppo pressanti dell’esposizione finanziaria dell’utility.

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