sabato 20 febbraio 2010

Marcegaglia pessimista: «Per ripartire servono riforme»

Non è bastata la ripresina di dicembre a far tornare il sorriso ad Emma Marcegaglia. Il commento ai numeri diffusi ieri dall’Istat è secco: «C’è qualche miglioramento negli ultimi dati», ma «siamo ancora nell’ambito di una congiuntura molto complessa, serve grande attenzione perché la crisi non è finita». Il quadro, in effetti, non è dei migliori. Nella media dell’intero 2009 il fatturato dell’industria italiana è crollato del 18,7% rispetto al 2008 e gli ordinativi sono colati a picco del 22,4%. Secondo l’Istat si tratta dei peggiori cali da quando viene registrata la serie storica, ovvero dal 2000.
Se l’anno è andato complessivamente male, a dicembre la musica è decisamente cambiata. Gli ordini dell’industria sono aumentati del 4,7% rispetto al mese precedente e addirittura del 10,1% su base annua. Si tratta dell’aumento tendenziale più alto dal febbraio 2008.
Meno scoppiettante, ma pur sempre in salita il fatturato. L’aumento è stato dell’1,9% rispetto a novembre e dello 0,8% rispetto a dicembre 2008. Dato, quest’ultimo, che diventerebbe però negativo del 2,5% se corretto con gli effetti del calendario.
Regina incontrastata della ripresina è stata l’auto, che a dicembre su base annua ha registrato un aumento boom del 31,5% degli ordini e un +23,2% di fatturato. Risultati impressionanti rispetto ad una mediadell’intero 2009 in cui ordinativi e fatturato del settore hanno registrato il peggior calo dal 1991.
Ma i segnali, secondo Confindustria, sono troppo deboli per fare primavera. «I prossimi mesi saranno ancora complessi», ha spiegato la Marcegaglia, «i piccoli miglioramenti che si vedranno saranno lenti e difficili». A rendere fosche le prospettive, secondo Marcegaglia, «l’impatto sull’occupazione». Siamo già, ha ricordato il numero uno di Viale dell’Astronomia, «a un tasso di disoccupazione di oltre l’8,5%. Nei prossimi mesi dovremo gestire alcune situazioni complesse di ristrutturazione». Ed ecco il punto: il modello Termini Imerese non funziona. Non si può procedere, ha ribadito, «salvando stabilimenti che non possono stare in piedi, ma assolutamente salvando posti di lavoro e cercando di reimpiegare le persone che rischiano di perdere il posto». Poi la presidente di Confindustria riprende l’analisi fatto alcuni giorni fa dal governatore di Bankitalia, Mario Draghi, e invoca «grandi riforme, perché il Paese soffre di una crescita troppo lenta».
Anche noi, ha spiegato la Marcegaglia, «stimiamo per il 2010 un +1,1% di crescita del Pil». Ma è chiaro, ha proseguito, «che dopo un -5% del 2009 e un -1% del 2008 è un miglioramento non sufficiente».
Preoccupazioni condivise anche dalle piccole imprese, che guardano con timore soprattutto alle difficoltà dell’industria metalmeccanica. «Base portante della old economy», ha spiegato il presidente di Confapi Paolo Galassi, «rappresentata in Italia principalmente dalle piccole e medie industrie manifatturiere». Quanto alla ripresina di dicembre, per l’associazione delle Pmi è particolarmente significativo il recupero dell’auto spinta dagli incentivi. Una politica che ora dovrebbe «essere replicata per altri settori che in questo momento hanno più bisogno di rilancio».

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