martedì 16 febbraio 2010

Gare pilotate. Tonino sa ma resta zitto

Non poteva non sapere. Questo direbbe Antonio Di Pietro leggendo i verbali delle intercettazioni che lo trascinano nel polverone torbido degli appalti truccati. Nessun coinvolgimento diretto, per carità. Ma il Tonino nazionale compare più volte nei voluminosi faldoni raccolti dalla Procura di Firenze. A tirarlo in ballo in numerose telefonate ad amici e colleghi è il costruttore Vicenzo Di Nardo, che racconta a tutti sconvolto la stessa cosa. «Un imprenditore marchiagiano disse a Di Pietro: “Caro ministro è una vergogna che voi facciate i 150 anni dell’Unità d’Italia così, se vuole le posso fare i nomi e cognomi di chi vincerà gli appalti. Glieli scrivo su un foglio e poi li possiamo confrontare”. E l’ex pm rispose: “Ha ragione è una vergogna, ma non ci posso fare nulla”.»
L’episodio risale al 2007, il 21 novembre per la precisione, quando l’allora ministro delle Infrastrutture partecipò ad un incontro organizzato dall’Ance con gli imprenditori edili per discutere del nuovo codice degli appalti. «Fu una riunione molto tesa e animata», conferma a Libero il presidente dell’Associazione, Paolo Buzzetti, «soprattutto quando presero la parola alcuni nostri iscritti per le domande a Di Pietro».
Due o tre imprenditori, ricorda Buzzetti, che però non è in grado di identificare a memoria, «reclamarono maggiore trasparenza sugli appalti e dissero ad alta voce che intanto sapevamo tutti come sarebbe andata a finire la questione delle opere per i 150 anni». E Di Pietro? «Non ricordo le parole esatte, ma disse: “avete ragione, lo dite a me che ho battagliato per anni contro gli appalti truccati di Tangentopoli?». Il ministro poi, prosegue il presidente dell’Ance, «promise che si sarebbe fatto carico della questione».
È un po’ edulcorata la versione di Buzzetti, ma sostanzialmente conferma le parole di Di Nardo, il quale, di fronte alle assegnazioni, a suo dire illegittime, dei primi appalti per le celebrazioni dei 150 anni dell’Unità d’Italia racconta l’episodio a moltissime persone. Aggiungendo anche dettagli sul comportamento di chi (fa il nome di Emiliano Cerasi, che poi vinse l’appalto per il teatro Nuovo di Firenze) aveva paura di esserci su quella lista e contestò l’iniziativa del “marchigiano”. La vicenda compare in moltissime chiamate: il 31 dicembre a Paolo di Nardo, a Luigi Di Renzo, a Carlo Lancia (che era presente alla riunione e conferma), a Marco Casamonti (che poi si aggiudicherà uno degli appalti del G8) e a tale Simona; il 2 gennaio ad Andrea Maffei.
Di Nardo contesta le graduatorie il calcolo dei punteggi e insinua che a vincere sono state le offerte meno convenienti, alla faccia delle regole sugli appalti. Il tutto, secondo l’imprenditore, risponde ad una logica prevalentemente spartitoria, in cui «la banda di Rutelli e di Veltroni si è data da fare». Il secondo avrebbero favorito “un romano” nelle gare di Firenze, il primo sempre “un romano” nelle gare di Venezia.
E Di Pietro? Il leader dell’Idv, in effetti, sollevò la questione. Un mese dopo la riunione con l’Ance, il 21 dicembre del 2007, portò all’attenzione del Comitato per i 150 anni, presieduto dall’allora vicepremier Francesco Rutelli, alcune obiezioni sulle procedure d’appalto. Perplessità che il Comitato respinse con decisione essendo, si legge nella relazione istruttoria, il frutto di una «non corretta valutazione» e di una «lettura distorta». Il caso si chiuse lì, senza troppe storie né tanti “che c’azzecca”.

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