Amava il diritto e i diritti, Enzo Fragalà, soprattutto quelli non sempre rispettati nei Palazzi di giustizia.
E per difenderli si batteva con forza nei tribunali e in Parlamento. Ma una parte delle sue energie la riservava ad altri luoghi ed altri tempi. Alla sera, per esempio, quando si aprivano le sedute della Commissione Stragi. È lì che l’avvocato si mescolava allo storico, il politico all’investigatore. È lì che Fragalà smontava teoremi, svelava retroscena, incrinava certezze. Memoria di ferro, oratoria finissima, l’esponente di An era la testa di ariete del drappello di parlamentari di centrodestra che aveva deciso di fare a pugni con cinquant’anni di storiografia, di intaccare i miti granitici del dopoguerra: dalla strategia della tensione all’eversione di destra, dai servizi deviati alla vulgata sulla strage di Bologna. Episodio, quest’ultimo, su cui Fragalà non ha mai smesso di martellare, fino ad ottenere impensabili sintonie.
Una lotta impari, quella di cui fu teatro la commissione Stragi presieduta dal senatore dell’allora Pds, Giovanni Pellegrino, se nell’autunno del 1999 non fossero piombate nei corridoi di San Macuto le oltre 600 pagine trafugate dagli archivi del Kgb da un certo Vasilij Mitrokhin. Evento che porto l’organismo bicamerale
al centro del mondo. E che rialzò d’un balzo la temperatura del confronto tra i due schieramenti sui risvolti fumosi dei cosiddetti misteri d’Italia. Ho avuto la fortuna, insieme ad altri colleghi, di lavorare al fianco di Fragalà come consulente della Stragi proprio in quegli anni. Ricordo come fosse ieri l’instancabile grinta con cui il deputato di An, sorriso d’ordinanza sulle labbra, cortesia ed eleganza d’altri tempi, incalzava e si batteva su ogni questione, su ogni argomento, su ogni piccolo episodio, pur di sollevare dubbi, seminare interrogativi.
La storia d’Italia, forse, non è stata riscritta. Ma nei documenti usciti da quella commissione Stragi ci sono molti pezzi di verità, frammenti da cui ripartire per una memoria condivisa. Tanti, inutile dirlo, portano proprio la firma di Fragalà.