mercoledì 24 febbraio 2010

I francesi prenotano Edison

«Non è aperto nessun tavolo e non c’è una trattativa in corso». Giuliano Zuccoli è categorico. Ma l’ipotesi che i francesi siano pronti a mettere le mani su Edison rilanciata da Bloomberg ieri ha mandato in tilt le contrattazioni di Borsa. La società di Foro Buonaparte ha chiuso la seduta di Piazza Affari in salita del 2,7%, seguita a ruota dalla A2a (+1,75%) di Zuccoli, che attraverso una lunga catena societaria controlla il 61% di Edison. L’ipotesi dell’agenzia di stampa prevede che Edf (che attualmente controlla circa il 50% della società) possa rilevare un ulteriore 31% del capitale dalla superutility lombarda e dai suoi partner, usando un mix di asset e di contanti, per un valore di 1,6 miliardi di euro. Tutto falso per Zuccoli, secondo il quale «chi fornisce queste notizie deve sentirsi responsabile perché non è né giusto né corretto nei confronti dei mercati». Scelgono il silenzio invece da Parigi, dove Edf non replica alle indiscrezioni. Fonti vicine ai soci italiani sottolineano però che quella francese è effettivamente una delle ipotesi sul tavolo, insieme a quella dello spezzatino o della fusione fra Edison e A2a. Ma che per ora non sembra ci sia una accelerazione in nessuna delle direzioni. Secondo l’agenzia americana, invece, l’operazione potrebbe concludersi entro poche settimane.La vicenda è complicata già a partire dall’intreccio azionario. Edf detiene per via diretta e indiretta il 20% circa del capitale di Foro Buonaparte, mentre un altro 61,3% è controllata da Transalpina di Energia. Società che è a sua volta controllata al 50% da Edf e al 50% da Delmi. Di quest’ultima scatola A2a detiene il 51%, Enia il 15%. E non è finita, perché A2A è l’utility nata dalla fusione della milanese Aem e della bresciana Asm. Inutile dire che la complessità del controllo è direttamente proprozionale alla difficoltà di mettere d’accordo tutti i soggetti e le posizioni in campo.Non più di dieci giorni fa il presidente del colosso francese, Henri Proglio, ha detto che non c’è alcuna fretta di rinnovare i patti parasociali che regolano la governance di Edison in anticipo rispetto alla scadenza di settembre 2011. Secca, anche in questo caso, la risposta di Zuccoli: «Questo lo dice lui, noi sollecitiamo da tempo un intervento, tutti gli azionisti sono d’accordo di fare una manutenzione sia dei patti sia della gestione comune di Edison». Anche nell’ipotesi che A2a decidesse di uscire, è comunque difficile immaginare che la partita non passi da Palazzo Chigi, visto che Edison è il secondo produttore di energia italiano e diventerebbe di fatto proprietà dei francesi.E qui la faccenda si complica ulteriormente vista la partita che Edf ed Enel stanno giocando per il rilancio dell’atomo nel nostro Paese. Ai primi di aprile è previsto un vertice bilaterale Italia-Francia a Roma incentrato proprio sul ritorno del nucleare in Italia. È del tutto evidente, a questo punto, che si parlerà anche della questione Foro Buonaparte.Molte anche i nodi tecnico-finanziari che dovranno essere sciolti. Il valore indicato per l’operazione sembra ben superiore a quello attuale di Delmi che ai prezzi correnti è intorno al miliardo di euro se si considera l’indebitamento di Transalpina di Energia. Quindi l’operazione sembrerebbe a premio. Inoltre, qualora i francesi davvero decidessero di comprare le restanti azioni dovrebbero lanciare un’Opa residuale. Ed è questa eventualità, peraltro già emersa in passato, ad accendere gli entusiasmi degli investitori.Per A2a, invece, vendere in questo momento vorrebbe dire realizzare una minusvalenza, visto che le azioni Edison le ha in carico intorno a 1,55 euro, mentre l’offerta ipotizzata ieri valorizza il titolo a poco più di un euro.

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